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VINO & LIBRI: FONTANAFREDDA, 125 ANNI TRA VIGNETI E CANTINE

La storia di un’azienda che si trasferisce dal fascino quieto dei vigneti e delle cantine al potere evocativo della pagina, e si fa libro, strumento di comunicazione “slow”, che richiede un accostamento riflessivo e attento ai testi, alle tavole fuori testo e alla ricca dotazione iconografica: questo è il libro “Fontanafredda: 125 anni tra vigneti e cantine” (l’autore è l’enologo Lorenzo Tablino).

Una storia parziale (nel senso di non compiuta: il periodo preso in considerazione parte dal 1860 e arriva fino al 1929) e irrisolta (il volume si chiude con una serie di interrogativi che aprono a nuovi e ulteriori filoni di ricerca), ma soprattutto non agiografica. Piuttosto un affresco dipinto a pennellate ampie, in cui si svela evidente un intreccio tra la storia “maggiore” (quella dei protagonisti: il re e la Rosina, i Mirafiore) e quella “minore”, ricavata dal mosaico di testimonianze e di ricordi che affiorano nella memoria dei lavoranti: non già simili ai “vinti” di Revelli quanto piuttosto a coloro che sono abituati ad attuare - dandone ragione e testimonianza - le decisioni assunte da altri. Gli stessi che riferiscono inizialmente di successi e di benessere, quindi dell’improvvisa caduta di un’azienda modello, vittima di una congiuntura sfavorevole, di congiure o - più semplicemente - di scelte non adeguate ai tempi e, ancora, il recupero nell’immediato secondo dopoguerra.

“Si tratta, in parte, di articoli già pubblicati sul settimanale locale “Gazzetta d’Alba” nel corso di alcuni anni - spiega Tablino - e più precisamente nel periodo dal 1993 al 1994, uniti ad altri scritti su ricerche effettuate nell’Archivio di Stato di Torino (1998) e già raccolti - in tempi diversi - in album dal locale Circolo dei Croté, la sezione “enoculturale” del Cral dei dipendenti di Fontanafredda”.

Un’iniziativa che è stata assunta per festeggiare i 125 anni di attività di una realtà produttiva complessa e unica. Una ricorrenza che merita di essere adeguatamente celebrata, a evidenziare quanto - anche nell’immaginario collettivo - quest’azienda faccia parte non solo della storia del Piemonte sabaudo e delle famiglie Savoia e Mirafiore, ma anche della stessa banca Monte dei Paschi di Siena, proprietaria di Fontanafredda fin dal 1931.

Abbracciando un periodo temporale senza dubbio intrigante come quello che va dalle Guerre d’Indipendenza all’Unità d’Italia e sino alla grande crisi economica del 1929, con pochi accenni alla guerra partigiana e alla ricostruzione post-bellica, la narrazione di Tablino procede serrata sino a farsi epica, lasciando la scena più che ai grandi personaggi o alle figure di spicco, come il fattore Raimondo, a operai e cantinieri, mezzadri e contabili, ispettori regi e religiosi: uomini e donne che si muovono coralmente a definire un quadro storico d’insieme senza dubbio di grande fascino. E dove non arrivano le parole arrivano le immagini: sguardi orgogliosi o dolenti, a testimoniare al lettore i rari momenti di svago, la solennità delle occasioni ufficiali, ma anche la fatica e i disagi di una difficile quotidianità, a connotare un’epoca e un modo di vivere affatto diverso dall’attuale.

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