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“VINUM NOSTRUM”, MOSTRA INTERNAZIONALE DI SCENA NEL 2010 A FIRENZE ... DALL’ANTICHITA’ ALLA NOSTRA TAVOLA, DA RITO DI COMUNIONE A EBBREZZA DA EVITARE, DA CULTO DA RESPINGERE A PORTA PER LA SPIRITUALITÀ, IL VINO E LA SUA STORIA MILLENARIA

Dalla Mesopotamia alla nostra tavola, da rito di comunione a ebbrezza da evitare, da culto da respingere a porta di accesso alla spiritualità, il vino e la vite saranno i protagonisti di “Vinum Nostrum”, la mostra internazionale, presentata ieri nella vendemmia 2009 a Pompei, ma di scena da giugno 2010 nel Museo degli Argenti di Palazzo Pitti a Firenze, frutto della collaborazione tra la Soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei e l’Istituto di Storia della Scienza di Firenze, insieme alla Soprintendenza ai Beni Architettonici della Toscana e le Soprintendenze di Basilicata, Puglia e Calabria: 3.000 anni di storia del nettare di Bacco, ripercorsa attraverso strumenti, documenti e testimonianze dalle civiltà preellenica, ellenica e preromana al mondo romano, fino ai vigneti di Pompei.

Gli strumenti della vinificazione, della conservazione del vino e della consumazione, ma anche il valore sociale della consumazione del vino (Symposium) e l’uso religioso del vino, saranno alcuni degli aspetti che emergeranno dalle opere d’arte esposte, ma anche dalla ricostruzione attraverso pezzi originali di un banchetto con triclini, tavolini e vasellame d’epoca, e dalle documentazioni sulla domesticazione della vite e la sua diffusione nel bacino del Mediterraneo, attraverso reperti archeologici e studi sul dna.

La vite e il vino saranno analizzati nel loro valore e nella loro presenza nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, come pure nei culti di Dioniso e nell’uso presso gli Etruschi, sottolineando le assonanze: non a caso, Dioniso è nella mitologia greca il rinato, il salvatore, colui che spalanca le porte del divino attraverso l’ebbrezza, e Cristo è ricordato nel banchetto che sancisce l’alleanza dell’uomo con Dio, attraverso il vino che ne simboleggia il sangue, anch’egli sacrificato e rinato per l’uomo. E, se è con la civiltà romana che la viticultura conosce un periodo di espansione e di miglioramento nei processi, così come la vinificazione, proprio a Pompei si conservano le testimonianze anche di natura organica di questo sviluppo di una delle branche dell’agronomia. Per questo la maggior parte dei materiali esposti, compresi affreschi e decorazioni parietali, proverranno dalle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dai laboratori della Soprintendenza pompeiana.

Nell’esposizione a Firenze, le regioni italiane interessate, in particolar modo la Basilicata, organizzeranno eventi diffusi sul territorio per far conoscere e valorizzare il proprio patrimonio archeologico, viticolo ed etnografico legato al mondo del vino.

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