Volano nel mondo le quotazioni internazionali dello zucchero, che con un balzo del +48% rispetto allo scorso anno raggiunge il livello più alto osservato dal novembre 2010, complici anche le crescenti preoccupazioni legate alla prospettata contrazione dell’offerta globale nella prossima stagione: emerge dall’analisi Coldiretti sull’indice Fao a settembre 2023. A pesare sono le prime previsioni che evidenziano forti cali della produzione in Thailandia e India, entrambi produttori chiave, che sarebbero associati al persistere del fenomeno El Niño. Ma gli effetti si fanno sentire anche in Italia, dove l’Istat ha evidenziato un incremento del 38% per lo zucchero a settembre, più di quattro volte l’incremento medio dei prezzi alimentari. A fronte di un consumo di oltre 1,7 milioni di tonnellate, l’Italia ha una produzione di appena 150.000 tonnellate, ridotta drasticamente con la chiusura di ben 17 zuccherifici su 19 negli ultimi venti anni, con oltre 4 pacchi su 5 che arrivano dall’estero, le cui quotazioni condizionano l’intero mercato.
Lo zucchero è presente nell’85% dei prodotti alimentari realizzati a livello industriale, con un effetto valanga sui prezzi del carrello della spesa. Per difendere la produzione italiana è necessario arrivare ad una chiara etichettatura di origine, obbligatoria anche per lo zucchero, in modo da offrire ai consumatori la libertà di scegliere cosa mettere nel carrello della spesa. La produzione di zucchero 100% italiano è una priorità strategica per sventare incrementi dei prezzi a causa di un sempre maggiore oligopolio straniero e per evitare rischi di carenze di scorte del prodotto per l’industria agroalimentare italiana, considerato che a livello internazionale il consumo è previsto in aumento, a tassi compresi tra il 2% e il 3% all’anno per i prossimi 10 anni.
Aumentare la sovranità alimentare del Paese e ridurre la dipendenza dall’estero, investendo in innovazione e tecnologia per difendere i raccolti dai cambiamenti climatici, rappresenta una scelta importante per contenere i prezzi ed alzare la qualità dell’alimentazione. L’opportunità offerta dal Pnrr per l’agroalimentare italiano va nella direzione auspicata di “raffreddare” il carovita che pesa sulle tasche degli italiani e sui costi delle imprese. Gli accordi di filiera per sostenere la produzione in settori cardine, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura sono infatti un’occasione unica che non va sprecata, per crescere e garantire una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, dal produttore al consumatore.
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