Patria dello Champagne, la Francia ha letteralmente inventato il vino spumante, nel XVII secolo, probabilmente, come racconta la storia più nota, e romanzata, del mondo enoico, grazie all’intuizione del monaco Dom Pierre Pérignon, nell’abbazia di Hautvillers. Un primato storico a cui, però, non corrisponde la leadership dei consumi, visto che l’Esagono è solo al terzo posto, dietro a Germania e Italia, con quasi 29 milioni di casse di bollicine consumate nel 2017, per una media di 4,8 litri a persona, in calo dell’1% dal 2013 al 2017. A sostenere i consumi, e questa è la vera notizia, non sono però Champagne e Crémant, ma Prosecco e Cava: nel periodo 2013-2017, infatti, la quota di vino spumante importato è salita al 6%, grazie ad una crescita del 22% annuo, a fronte di un calo delle bollicine nazionali del 2% annuo, fino a toccare le 1,8 milioni di casse del 2017, di cui 937 dall’Italia e 800 dalla Spagna, come racconta il report “Les vins effervescents sur le marché français” firmato da Wine Intelligence, che individua le tendenze principali degli sparkling in Francia, di cui tenere conto anche per capire dove vanno i consumi nel resto del mondo.
Senza grosse sorprese, lo Champagne domina comunque la categoria, considerato dall’89% dei consumatori come un prodotto d’alta gamma, che non passa mai di moda (85%), di ottima qualità (79%), ma spesso troppo caro (73%), associato a valori come il prestigio (87%), l’eleganza (83%) e la raffinatezza (82%), mentre il momento cui è “abbinato” sono principalmente quelli della festa (80%), ma anche l’aperitivo (54%). Dietro, cresce il Crémant d’Alsazia, che conquista quote di mercato ed evolve in tasso di notorietà, legato anche ad un savoir-faire tradizionale e ad un buon rapporto qualità prezzo, mentre il Crémant di Borgogna gode di un’immagine simile, ma è indietro in termini qualitativi. Quindi, un trend importante riguarda la crescita del Prosecco, ancora indietro per notorietà, ma n. 5 per tasso di penetrazione all’acquisto (13%), n. 4 per penetrazione al consumo (17%) e addirittura n. 2 per le intenzioni di acquisto (42%), grazie al suo rapporto qualità-prezzo (42%), al puro piacere nel berlo (34%) ed al gusto (34%); simbolicamente, viene associato a valori come innovazione (26%), creatività (24%) e femminilità (16%); tra i momenti di consumo, al top l’aperitivo tra amici (68%), il dopo cena (46%) e come base per cocktail (39%).
Moët & Chandon è, tra i brand dello Champagne, primo sotto ogni punto di vista, a parte la conversione all’acquisto, frenato da prezzi molto alti e superato da Nicolas Feuillatte, al terzo posto di questa Brand Power Index dedicata allo Champagne, davanti a Veuve Clicquot. In termini di prestigio, invece, al n. 1 c’ è il mitico Dom Pérignon. Nella Brand Power Index parallela, dedicata a tutti quegli sparkling che non siano Champagne, Martini e Charles Volner sono al vertice, grazie ad un’eccezionale indice di notorietà e di acquisto, mentre Wolfberger, meno noto, è al terzo posto grazie alla prossimità con il consumatore ed all’indice di acquisto.
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