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MADE IN ITALY

“World Pasta Day”: gli italiani spendono ogni anno 4 miliardi di euro per spaghetti, fusilli & Co.

Il nostro Paese è il primo produttore (ed esportatore) mondiale, ma il tasso di auto-approvvigionamento di grano duro è calato dal 78% a meno del 50%
Coldiretti, Confagricoltura, PASTA DAY, Non Solo Vino
Oggi si celebra in tutto il mondo la “Giornata Internazionale della Pasta”

Le famiglie italiane spendono all’anno quasi 4 miliardi di euro per mettere nel carrello la pasta, in tutte le sue varianti, uno dei simboli della Dieta Mediterranea e del made in Italy in tutto il mondo: è quanto emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Istat, diffusa in occasione del “World Pasta Day”, che si festeggia oggi, 25 ottobre E se il 27% degli italiani si cimenta anche nella produzione casalinga di pasta fresca, a livello industriale il nostro Paese risulta il primo produttore al mondo, davanti alla Turchia e agli Stati Uniti - comunica Confagricoltura - nonché il primo esportatore, con un valore intorno ai 4 miliardi di euro. Ma il tasso di auto-approvvigionamento di grano duro è passato dal 78% del 2012 al 56% del 2023, con un trend sotto il 50% per il 2024. E purtroppo, sempre in Italia, negli ultimi dodici mesi c’è stata anche una diminuzione del 20% del prezzo medio all'origine del grano duro, che è passato da circa 363 euro a tonnellata a 287 euro. Proprio per tutelare l’intero settore italiano della pasta e valorizzare il made in Italy di qualità nasce Filiera Pasta, all’interno di Filiera Italia. La costituzione di questa nuova realtà - che sarà presentata il 28 ottobre a Roma al Ministero dell’Agricoltura (alla presenza del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, dell’ad di Filiera Italia Luigi Scordamaglia e del presidente di Coldiretti Ettore Prandini) - risponde alla necessità di creare una nuova struttura finalizzata a rafforzare la tutela degli interessi dell’intera filiera e promuovere la sua distintività nel mercato nazionale e mondiale. 


Secondo gli ultimi dati disponibili l’Italia è il Paese dove, rileva Coldiretti, si mangia più pasta, 23,1 kg a testa, ma penne e spaghetti spopolano anche all’estero, con i 17 chili della Tunisia (seconda in classifica), seguita da Venezuela (12 kg), Grecia (11,4 kg), Cile (9,5 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina (8,6 kg) e Iran (8,5 kg). Non a caso, nonostante la difficile situazione internazionale, le esportazioni di pasta italiana sono aumentate del 6% nei primi sette mesi del 2024, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat, con Germania, Stati Uniti e Francia che sono nell’ordine i principali mercati. Un’ulteriore crescita dopo un 2023 che ha visto le esportazioni di pasta in valore raggiungere la cifra di 4,1 miliardi di euro. Ma c’è anche chi non si accontenta della pasta comprata al supermercato e si mette all’opera con farina e mattarello per prepararla direttamente a casa: secondo un’indagine Coldiretti/Ixé, il 27% degli italiani dichiara che nella propria famiglia si preparano tagliatelle, tortellini, agnolotti e altri tipi di specialità. Una passione che, sorprendentemente, coinvolge soprattutto i giovani tra i 18-34 anni, mentre a livello territoriale è più radicata al Sud e al Centro. La tendenza a preparare in casa la pasta è favorita anche dalla diffusione di farine speciali fatte con i grani antichi recuperati dagli agricoltori.

Del resto la pasta è uno degli alimenti più iconici e amati, un vero e proprio simbolo culturale che rappresenta l’Italia nel mondo. Oggi si celebra la giornata mondiale, ma per mantenere questa immagine e questa reputazione occorre rafforzare l’intera filiera e far conoscere di più le prerogative del nostro prodotto. Una strada che non è così semplice, avverte Confagricoltura, alla luce di alcuni fattori: il clima che influisce sui raccolti di grano duro; la produzione italiana lontana dal fabbisogno dell’industria di trasformazione; le notevoli differenze qualitative della materia prima da zona a zona che richiedono interventi strutturali.
Di qui la necessità di rafforzare l’intera filiera, andando ad agire in modo aggregato su più fronti, a partire dalla gestione del rischio, che non riguarda evidentemente solo gli agricoltori, ma anche i trasformatori della materia prima che richiedono quantità e qualità il più possibile omogenee. A questo proposito Confagricoltura e UnionFood hanno stretto un accordo che mira anche a far tornare il tasso di auto-approvvigionamento ai livelli più alti, con una produzione ad elevato standard qualitativo.
Confagricoltura sottolinea poi la necessità di adottare misure che riducano al minimo l’impatto delle restrizioni ambientali, per evitare che gli agricoltori siano costretti a rinunciare a parte delle loro attività o a ridurre ancora la produzione. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra le esigenze ambientali promosse dalla Pac e la sostenibilità economica delle aziende agricole, per garantire la continuità del settore senza compromettere i progressi verso una produzione più verde. Una corretta e trasparente comunicazione al consumatore, infine, è un elemento imprescindibile per creare valore e valori sul prodotto simbolo del made in Italy gastronomico nel mondo.
La novità degli ultimi anni è rappresentata dall’arrivo sul mercato di pasta 100% italiana, fatta con grano rigorosamente di origine nazionale, che si sta diffondendo con il coinvolgimento dei principali brand del settore. Il consumo di penne e spaghetti garantiti tricolori è arrivato a rappresentare mediamente il 40% in volume e valore del totale acquistato nella Gdo, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea.

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