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“Gestire la crisi come una nuova opportunità”: la riflessione di Domenico Scimone (Carpenè Malvolti)

Gestire la crisi Coronavirus come se fosse una nuova opportunità di cambiamento. Obiettivo difficilissimo, ma ambizioso. Che chiama in causa le imprese, le istituzioni, i Consorzi ed il sistema vino nel complesso, che ha visto la pandemia portare allo scoperto una grande fragilità, nonostante i successi e la crescita poderosa ed indiscutibile del vino italiano negli ultimi 40 anni. Una crescita che la filiera dovrà cercare di non vanificare nonostante la portata enorme ed epocale della pandemia. Pianificando e reagendo, per quanto possibile, e soprattutto non cedendo ad una guerra sui prezzi che può sembrare la risposta più ovvia ed immediata per far fronte alla crisi, ma che distruggerebbe valore, rendendo ancora più difficile il percorso di ripartenza, nel medio e lungo termine. È, in estrema sintesi, il pensiero di Domenico Scimone, ad della storica Carpenè Malvolti, icona storica del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, e tra i manager più esperti del mondo del vino. Che parla da uno dei territori che ha retto meglio, fino ad oggi, a questa crisi epocale, quello del Prosecco Docg che (come tutta la galassia Prosecco) ha chiuso un 2019 da record (92 milioni di bottiglie vendute, +1,6% sul 2018, ed un fatturato a 524 milioni di euro, +1,2%, secondo il rapporto economico del Consorzio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, ndr)
“Occorre che il mondo del vino, di concerto con le istituzioni - spiega Scimone - metta a punto un piano articolato di interventi strutturali sia di breve che di medio-termine. In primis, necessita una lungimirante strategia di medio termine affinché non vengano vanificati 40 anni di intenso e proficuo impegno di tanti operatori di settore, che hanno permesso al vino italiano di qualificarsi e farsi apprezzare in tutto il mondo. La valorizzazione della proposta enologica del nostro Paese deve rimanere la bussola, capace di condurci alla riconquista delle nostre posizioni di valore ed allo sviluppo di nuove. Nel breve termine - anche se per la nostra fattispecie non siamo direttamente coinvolti - potrebbero essere prese in considerazione altre ipotesi, tra cui la distillazione volontaria delle eccedenze in giacenza nella cantine italiane al fine di ritirare dalla circolazione milioni di ettolitri di vini generici per trasformarli in alcool disinfettante da mettere a disposizione del Paese per l’emergenza sanitaria. Altra ipotesi potrebbe essere l’ausilio della “vendemmia verde”, ovvero il processo di eliminazione e successiva distruzione dei grappoli d’uva non ancora giunti a maturazione entro il momento dell’invaiatura, ossia quando l’acino raggiunge la maturazione massima annullando la resa dell’intera superficie coltivata. Per tale pratica dovrebbero essere previste misure di sostegno sotto forma di rimborso forfettario per ettaro; tuttavia per utilizzare questo strumento finanziario oltre servirebbe un accordo tra il Ministero delle Politiche Agricole e l’Unione Europea”.
In ogni caso, con le esportazioni pesantemente rallentate, e l’horeca d’Italia e di gran parte dei mercati più importanti sostanzialmente ferma, a cui, un po’ ovunque, ha fatto da contraltare la crescita delle vendite in gdo (importante, ma largamente insufficiente nel compensare le perdite della ristorazione), bisogna reagire e, se possibile, riprogettare il futuro, a partire proprio da quei territori che sono più in salute, nonostante tutto: “mentre il mondo del vino nel suo complesso attraversa una fase di stand by proprio in funzione del rallentamento dei consumi a livello mondiale, il comparto del Prosecco - sottolinea Scimone - sembra comunque tenere meglio delle altre tipologie di vino. Infatti, nonostante il canale Horeca sia ancora pressoché fermo, il decremento risulta inferiore rispetto ad altre bollicine. Il consumatore abituale di Prosecco sta continuando evidentemente ad approvvigionarsi, ove possibile attraverso la Gdo - che a Marzo ha fatto segnare un +16,8% in valore e 18,6% in volume - e ne ha riscoperto un consumo autogratificante all’interno dell’habitat familiare. L’assoluta straordinarietà della congiuntura corrente con le relative inevitabili ricadute economiche - spiega ancora Scimone - è stata parzialmente da noi assorbita, anche se il blocco della ristorazione a livello internazionale ha avuto un notevole impatto sulle performances del mese di aprile su tutto il nostro business ed in particolare sull’export. Defaillance più contenute infatti si sono registrate sul mercato domestico, laddove nel primo trimestre si stava performando positivamente sull’abbrivio dei risultati dell’anno precedente. La nostra Impresa - operando da sempre su tutto i canali, sebbene l’on-trade e tutto l’indotto siano stati costretti alla chiusura dalle prescrizioni normative - ha potuto continuare ad operare rifornendo l’off-Trade a livello internazionale anche se con un inevitabile decremento di ordini. A livello logistico - ha aggiunto - abbiamo potuto continuare a veicolare le merci senza particolare disagi. Sebbene al momento non può essere delineato un nuovo orizzonte - persistendo ancora e tanto il rischio sanitario - ha ripreso - rimaniamo comunque fiduciosi che, seppur in modo graduale e progressivo, si possa riprendere una nuova e diversa normalità da Settembre in avanti, confidando altresì nel quadrimestre di fine anno, che solitamente corrisponde con le migliori performance per la nostra merceologia”.
Tuttavia, per riconquistare la normalità, la pragmatica previsione del dg Carpenè Malvolti è che bisognerà aspettare il 2021. “Nel frattempo occorre pensare al futuro del vino con una prospettiva totalmente diversa - ha affermato - affinchè questa pandemia, sebbene ci abbia fatto realizzare tutta la vulnerabilità del nostro modus vivendi et operandi, non prenda il sopravvento e ci induca perchè costretti dalla contingenza a proiettare la strategia commerciale solo ed esclusivamente sulla leva del prezzo”.
Una riflessione che vale per il vino italiano in generale e, nello specifico, anche per il mondo Prosecco: “è vero che da ora in avanti necessiterà ripartire in modo totalmente diverso e massivo è altrettanto vero che sarà soprattutto fondamentale e decisivo uno straordinario impegno generale ed univoco delle Istituzioni, delle organizzazioni di categoria, dei Consorzi di Tutela e di ogni singolo Imprenditore al fine di salvaguardare il valore ed il posizionamento del Prosecco. No a facili scorciatoie, si allo sviluppo del concetto di valore legato al Territorio, facendo leva sulla forza del brand e sul prestigio riconosciuto anche dall’Unesco alle Colline del Prosecco Superiore.
Una gestione della crisi complessa, insomma, che può e deve essere interpretata e gestita come un’opportunità, tra cui l’occasione di rinnovare il nostro stile di vita verso pratiche più green e far evolvere il Paese dal punto di vista tecnologico. Uno dei principali effetti del lock-down, sottolinea Scimone, è stato infatti il ridisegnare radicalmente il modo di lavorare, spingendo quella parte di lavoro prevalentemente concettuale verso lo smart working e lasciando ai siti produttivi solo l’attività logistica e di produzione. Un aspetto con cui, almeno in parte, si dovranno fare i conti anche in futuro.

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