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VINO E TERRITORIO

“Anteprime di Toscana 2023”: la Vernaccia di San Gimignano alla prova del calice

“Regina bianca” in terra di grandi rossi, torna ai valori pre-pandemici e affronta con lucidità il cambiamento climatico, sia in vigna che in cantina

La Vernaccia di San Gimignano, “regina bianca” in un territorio di “grandi rossi”, qual è la Toscana, si mostra in salute, e recupera sui mercati quanto aveva lasciato sul terreno con la pandemia. Sono 36.352,28 gli ettolitri di Vernaccia di San Gimignano prodotti nella vendemmia 2022, mentre risultano poco più di 4.600.000 le bottiglie prodotte e certificate alla fine dello stesso anno, per un giro di affari che si attesta sui 13 milioni di euro: valori che, dopo la leggera flessione del 2020 e il leggero aumento del 2021, tornano a coincidere quasi perfettamente con quelli pre-pandemici, con un lieve rialzo del giro d’affari nazionale (48% del vino prodotto - sul 42% del 2021 - di cui il 40% venduto sul territorio di San Gimignano, il 30% in Toscana ed il restante 30% nel resto d’Italia) ed un export che resta forte negli Stati Uniti, Germania, Svizzera, Inghilterra, Giappone, Olanda, Belgio, Canada, Danimarca, Svezia, per il restante 52%. E’ il quadro di una denominazione sana e stabile, che oggi ha presentato le nuove annate a breve in commercio - la Vernaccia di San Gimignano 2022, la Vernaccia San Gimignano Selezione e la Vernaccia di San Gimignano Riserva 2021 e 2020 - nella settimana di “Anteprima di Toscana” 2023, ormai in dirittura di arrivo.
Un’edizione che è tornata finalmente al format originale, con la presenza dei banchi di assaggio dei produttori: 41 le aziende e 96 i vini in degustazione, tutti in anteprima, comprese le annate più vecchie della 2022 e 2021, ancora rigorosamente fuori commercio. I palazzi che hanno ospitato l’evento sono quelli storici di un borgo-gioiello - dichiarato Patrimonio Unesco nel 1990 e conosciuto, come la “Manhattan del Medioevo”, per le 65 torri medievali che ospitava - che è stato capace di custodire lungo i secoli una viticoltura vocata e notoriamente celebrata fin dal Medioevo dai più grandi artisti e poeti del Belpaese: già presente sulle tavole di papi e re, fu citata, unico vino ad esserlo, da Dante Alighieri nella Divina Commedia, nel canto XXIV del Purgatorio, dipinta dal Vasari negli affreschi del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio su richiesta del Duca Cosimo I della famiglia fiorentina dei Medici, e poi nominata nelle righe scritte da autori del calibro di Cecco Angiolieri, Boccaccio, Geoffrey Chaucer, Francis Scott ... Un vino e un vitigno così fortemente legati al suo paese, da meritarsi nel 1966 la prima Denominazione di Origine Controllata italiana, diventata Garantita nel 1993.
È una piccola denominazione storica toscana tutelata da un Consorzio nato nel 1972, che oggi conta 79 associati. Il totale dei produttori presenti sono, invece, 170 e coltivano 750 ettari di vigna iscritta alla Vernaccia di San Gimignano (su una superficie agricola totale del Comune di 5.600 ettari, di cui 2.000 sono coltivati a vigneto). Il Disciplinare della stessa - modificato per l’ultima volta nel 2014 - prevede tipicamente che ogni fase di produzione avvenga all’interno del territorio dell’antica città di San Gimignano; la resa per ettaro non deve superare le 9 tonnellate di uva a bacca bianca, con un minimo dell’85% fino al 100% di vitigno Vernaccia di San Gimignano a definire la composizione del vino. Valore aggiunto alla denominazione è la “costruzione” della Riserva: è uno dei rarissimi vini italiani che devono essere rivendicati con la menzione “Riserva”, già nella fase vendemmiale. Il disciplinare di produzione prevede poi un affinamento minimo di 11 mesi dei quali almeno 3 in bottiglia prima dell’immissione al consumo, ma lascia libera scelta al produttore sul tipo di vaso vinario da usare, creando di fatto un ventaglio di risultati molto vario all’interno della stessa categoria di etichetta. Oltre alla Vernaccia di San Gimignano, il Consorzio tutela anche il San Gimignano Rosso (che ammette l’uso dei vitigni Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Pinot Nero), il San Gimignano Rosato e il Vin Santo, anche in versione Occhio di Pernice.
Morfologicamente parlando, il territorio del comune di San Gimignano - che si estende per 138 km quadrati - si distribuisce su di un dislivello altimetrico compreso tra un minimo di 64 metri slm ad un massimo di 631 metri. Fino a pochi anni fa la piovosità media si aggirava intorno ai 600-700 mm annui, con una ventilazione buona durante tutti i periodi dell’anno, rari episodi di nebbia e precipitazioni nevose. I suoli sono di origine pliocenica, risalenti a 6,8-1,8 milioni di anni fa, e ricchi di fossili marini che si incontrano frequentemente passeggiando per i filari. I terreni destinati alla viticoltura sono, infatti, quelli formatisi sui depositi pliocenici marini e costituiti da sabbie gialle (tufo) e argille gialle che risultano a loro volta, spesso stratificate su argille più compatte (argille blu) presenti in profondità. Sono terreni mediamente con poco scheletro e sostanza organica, con diffusa presenza di tufo e substrati di calcare cavernoso, ma grazie alla presenza di sabbie risultano ben drenati.
Per le annate in assaggio, molto si è già detto della estrema siccità che si è affrontata nel 2022 e che si è accompagnate da grandinate - fortunatamente rade - nel periodo di giugno e luglio, dalle temperature più calde mai registrate dal 1800, e da forte ventilazione, che ha ulteriormente peggiorato l’aridità della terra e, di conseguenza, lo stress idrico delle piante. Salvifici, ancora una volta, i temporali di agosto, che hanno dato respiro alle vigne. Lo sviluppo dei grappoli, iniziato con una decina di giorni di anticipo, ha poi rallentato per via del caldo e della siccità, rientrando nei tempi di maturazione tradizionali. Le piogge d’agosto hanno permesso agli acini di sviluppare sufficiente apporto acidico e zuccherino, raggiungendo anche una buona maturazione fenologica; uve nel complesso anche più sane, dato il poco uso di fitosanitari di sintesi in vigna durante lo sviluppo primaverile-estivo delle viti. Per quanto ancora prematuro (molti vini sono stati imbottigliati da pochissimi giorni), il risultato ad ora nel bicchiere sono vini decisamente profumati con buon apporto alcolico ma abbastanza ben amalgamato nella sapida struttura della Vernaccia di San Gimignano.
Calda anche la 2021, con picchi di calore estremi e la gelata di inizio aprile che hanno entrambi contribuito a diminuire la produzione di uve. Le piogge primaverili e autunnali hanno invece idratato a sufficienza terra e piante, aiutando i grappoli a maturare lentamente e con gradualità, in grado di formare buoni livelli di acidità, ph bassi e gradazioni alcoliche non eccessive. Ne sono risultati vini dalla buona struttura, capaci di invecchiare bene. Il calore estivo ha caratterizzato anche l’annata 2020 - da giugno ad agosto, con un apporto idrico più sostanzioso, che ha permesso di portare in cantina uve sane ed equilibrate, capaci di dare vini di ottima polpa, complessi e morbidi.

Ecco i migliori assaggi dello staff WineNews:
San Quirico, Vernaccia di San Gimignano 2022
Note tropicali dolci e spina citrina, dal sorso inizialmente teso, aderente e astringente, ma morbido e caldo in chiusura.

Tenuta Le Calcinaie, Vernaccia di San Gimignano 2022
Erbe aromatiche, agrumi e glicine, sia la naso che nel sorso, che si dispiega pepato e che chiude piacevolmente floreale.

Abbazia Monteoliveto, Vernaccia di San Gimignano Gentilesca 2022
Acacia, glicine, lavanda e un tocco di pietra focaia ed erbe aromatiche: un vino intenso e morbido che chiude fresco di mandorla bianca.

Guicciardini Strozzi, Vernaccia di San Gimignano Villa Cusona 2022
Un vino grazioso, minuto ed elegante, profumato di fiori d’acacia e saporito di melone bianco, dallo scheletro minerale.

Teruzzi, Vernaccia di San Gimignano Isola Bianca 2022
Inizialmente riservato, si rivela poi profondo: note di sottobosco, salvia e fiori di rosmarino, anticipano un sorso caldo e finemente agrumato nel finale.

Alessandro Tofanari, Vernaccia di San Gimignano Astrea 2021
Dalla trama larga ed accogliente, ha la solarità della camomilla, la freschezza del pompelmo rosa, la mineralità della pietra focaia e la perfetta aderenza tannica.

Montenidoli, Vernaccia di San Gimignano Fiore 2021
Dall’animo placido e dalla polpa di frutta gialla, è un vino estivo, spiccatamente minerale e dai lunghi ritorni di arancia gialla.

Il Palagione, Vernaccia di San Gimignano Ori Riserva 2021
Semplice, ha animo appuntito: agrumato - quasi citrino, con rimandi di uva spina, trova ottima sponda nella dolcezza dei fiori d’acacia.

Cappellasantandrea, Vernaccia di San Gimignano Prima Luce Riserva 2020
C’è il timbro tridimensionale dell’azienda: largo ma appuntito, succoso di pera e fresco di cedro e mandorla, dolce di spezie e balsamico di erbe aromatiche.

Fattoria San Donato, Vernaccia di San Gimignano Benedetta Riserva 2020
Decisamente minerale nei profumi e nei sapori, con accenni di fiori di campo, mandorla cruda (che diventa tostata in bocca) e una rinfrescante acidità in chiusura.

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