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ALIMENTARE: ARRIVANO LE CONFEZIONI INTELLIGENTI. CNR: CIBI PIU' BUONI E PIU' SANI DALLA LUNGA VITA

Arrivano le "confezioni" intelligenti che allungano la vita agli alimenti negli scaffali dei supermercati. Tutto nasce dal principio "conserva bene, che mangi meglio", un comandamento da osservare sempre, che il Cnr ha messo oggi in pratica. Ben vengano cibi esteticamente ben "vestiti" e "raccontati" da invitanti "etichette", la cui grafica, a volte, può essere determinante al momento di fare la spesa. Si punta ora all'emotività dei consumatori, offrendo vasetti di marmellata e minestroni con immagini che evocano le tradizioni del passato, ora alla praticità: basti pensare che il modo di apertura di una scatoletta di tonno può essere decisiva per il suo successo.

Da oggi però entra in scena un altro fattore, una sorta di elisir di lunga vita dei prodotti alimentari, vale a dire la sicurezza "attiva" delle confezioni che, a detta degli esperti del Cnr potrà diventare davvero determinante per un mercato sempre più esigente ed attento. A garantirla ci ha pensato l'Istituto per i materiali compositi e biomedici (Imcb) del Cnr di Portici nel napoletano, che ha portato avanti diversi studi su materiali utilizzati nel settore del "food packaging", le confezioni di prodotti alimentari appunto. Si tratta di una vera e propria disciplina scientifica che considera alimento e confezione non più come due entità separate e assemblate per caso, ma come elementi che possono interagire a tutto vantaggio del prodotto.

"E' questo il presupposto che ci ha indotto a mettere a punto nuovi materiali attivi - spiega Giovanna Buonocore, ricercatrice dell'Imcb/Cnr - in modo tale che non svolgano solamente una funzione di tipo puramente "passivo" nei confronti dell'alimento confezionato, ma che siano in grado di creare, all'interno della confezione stessa, condizioni tali da favorire addirittura un miglioramento del sapore e della sicurezza microbiologica; tutto questo naturalmente senza intaccarne le caratteristiche nutrizionali".

Insomma una sorta di packaging intelligente, realizzato grazie a materiali in cui sono state inglobate sostanze che intervengono sulla causa principale di deterioramento dell'alimento confezionato; l'obiettivo è di prolungare la "shelf life", vale a dire la "vita di scaffale" dei vari prodotti. Due sono i tipi di approccio su cui si sono incentrate le attività di ricerca del gruppo del Cnr. Il primo si basa sul rilascio di agenti antimicrobici nell'alimento; il secondo invece sull'immobilizzazione di sostanze attive nella matrice polimerica.

Un esempio? La naringina è una delle sostanze contenute nel succo degli agrumi che conferisce loro un gusto amaro; una caratteristica che costituisce un freno per una "favorevole accoglienza commerciale" del prodotto. Per migliorare la qualità sensoriale, secondo la ricercatrice si può ridurre il livello di naringina con trattamenti industriali di de-amarizzazione.

"L'alternativa che abbiamo sperimentato - tiene a precisare ancora Buonocore - é quella di ridurre la naringina contenuta nei succhi di agrumi, utilizzando un materiale polimerico in cui sia immobilizzato l'enzima naringinasi, la sostanza che catalizza la trasformazione di idrolisi della naringina in naringinina (la sostanza non amara)". In altre parole, con i nuovi materiali polimerici studiati all'Imcb/Cnr, si può far diventare più dolce il succo di pompelmo, sfruttando il tempo di permanenza sugli scaffali del supermercato, senza intaccarne la naturalezza.

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