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I CINESI VENGONO IN ITALIA PER IMPARARE A PRODURRE L'OLIO DI OLIVA: IL PRIMO ESPERIMENTO NELLA REGIONE DI SICHUAN

L'olio di oliva piace ai cinesi. Ben determinati a migliorare le loro abitudini alimentari, ma forse anche in cerca di nuovi business, il Celeste Impero inizia a guardare con molto interesse al prodotto più sano del mondo. Talmente sano da giustificare un viaggio di una delegazione cinese nella vecchia Europa e in particolare in Italia. Dodici agronomi, infatti, sono venuti a Roma presso il Cnr, per imparare tutto sull'olio di oliva, dalle proprietà medico-salutistiche, a come si produce, a quali tecniche adottare, ai tipi di cultivar da piantare. Che abbiano in prospettiva di coltivarlo e quindi di imbottigliarlo ed esportarlo, questo è più che sicuro, un po' come per il vino, la cui storia risale ad una decina di anni fa. Ma la strada in questo caso, è ancora lunga, come ha ammesso il capo delegazione Chen Yuzhong. In attesa di gettare le basi per una cooperazione con il Cnr, i cinesi, precisi e scrupolosi di natura, vanno a scuola, prendono appunti, studiano, vanno sul campo per vedere come superare l'ostacolo più difficile, costituito dal clima. Ma, essendo un paese di proporzioni gigantesche, sapranno individuare temperature asiatiche che ripropongano quelle di colline toscane, terrazzamenti liguri e quant'altro. Anzi, a dire il vero ci hanno già provato, in particolare nella regione di Sichuan, nel cuore del paese, 206mila km2 pari ad un terzo dell'Italia. "Attualmente - spiega Yizhong - si tratta di una piccolissima produzione iniziata nel 2.000 su una superficie di 6.000 ettari, con un numero di 450-500 piante ad ettaro provenienti per lo più da Albania, Italia e Russia". E' una fase di produzione assolutamente sperimentale, la cui qualità secondo l'agronomo è sì discreta, ma non certo abbondante, visto che la resa è appena del 10-15%. La raccolta delle olive, neanche a dirlo, viene fatta a mano (questa regione ha 38 milioni di abitanti), diverso è per il clima, ma gli agronomi sanno già quello che vogliono. Il primo degli obiettivi della delegazione è infatti selezionare una varietà, magari facendo degli incroci, che si possa ben adattare a temperature estreme, sia calde che fredde. "Non sarà un traguardo a breve termine - sembra assicurare Yuzhong - ma entro una decina di anni saremo in grado di affrontare il mercato". Ma quale? Sicuramente quello interno. Oggi infatti in Cina le proprietà dell'olio di oliva sono molto più conosciute di quello che si possa immaginare. E questo grazie alle numerose campagna di sensibilizzazione volte a migliorare le loro abitudini alimentari. A questo va aggiunto, come conferma il capo delegazione, che l'olio di oliva seduce questo popolo, come del resto ogni prodotto made in Italy, vino compreso. La loro cucina è a base di oli di semi vari, e quello di oliva è troppo forte per il loro gusto, ma anche questo può essere educato. E poi c'é la questione dell'obesità che inizia a fare capolino: negli ultimi otto anni è triplicato il numero degli uomini sovrappeso, e raddoppiato quello delle donne, tanto che ora il tasso di ipertensione si avvicina a quello degli Stati Uniti. Altro problema da superare è il prezzo. Oggi per 1 bottiglia di olio di semi basta 1 euro, per quello di oliva 6/7 euro e circa 9 per l'extra vergine. Questi ultimi due prodotti vengono importati per lo più da Spagna e Grecia e commercializzati in supermercati e alberghi delle grandi città. Il consumo è mediamente di 10-12.000 tonnellate l'anno, ma avendo 60 milioni di cinesi oggi un reddito milionario che continua a crescere, la scommessa è davvero facile.

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