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MADE IN ITALY: STOP A PASSATA CINESE. ARRIVA ETICHETTA ORIGINE

Come per il pollame anche per la passata di pomodoro è obbligatorio indicare in etichetta la provenienza, secondo quanto prevede finalmente il decreto interministeriale firmato dal Ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno e dal Ministro delle Attività produttive Claudio Scajola, per impedire di spacciare come Made in Italy gli oltre 100 milioni di chili di pomodoro conservato arrivato in Italia dalla Cina nel 2005. Lo ha affermato il presidente della Coldiretti Paolo Bedoni nell’esprimere soddisfazione per un provvedimento fortemente sostenuto e atteso dalla Coldiretti e dai consumatori per garantire trasparenza di mercato e consentire di effettuare scelte di acquisto consapevoli, senza attendere le emergenze sanitarie come è accaduto con la mucca pazza e l'influenza aviaria.

Con la nuova normativa - sottolinea la Coldiretti - si stringono le maglie della legislazione a tutela del mercato nei confronti di truffe, contraffazioni ma anche da problemi per la salute perché si tratta di un prodotto trasportato per migliaia di chilometri da un Paese con regole sanitarie profondamente diverse da quelle nazionali.

Ora tutti i derivati del pomodoro ottenuti dalla diluizione del concentrato di minore qualità e provenienti dall’estero - sostiene la Coldiretti - potranno essere posti in vendita sul mercato nazionale solo con denominazioni differenti e con l’indicazione dello Stato di origine, tali da non creare confusione con la vera passata di pomodoro Made in Italy.

Il nuovo provvedimento prevede che sulle etichette venga obbligatoriamente indicata “la zona di coltivazione del pomodoro fresco utilizzato” a partire dal 15 giugno 2006 e completa - riferisce la Coldiretti - la precedente normativa che prevede che la vera passata made in Italy debba essere ottenuta solo direttamente da pomodoro fresco con l'eventuale aggiunta di spezie, erbe, piante aromatiche e sale ma con una presenza di bucce e semi non superiore al 4% del prodotto finito.

Il provvedimento fortemente sollecitato dagli imprenditori agricoli della Coldiretti giunge alla vigilia dell’incontro, al Ministero delle Politiche Agricole, per proseguire le trattative sul contratto interprofessionale 2006 tra agricoltori ed industriali che devono trovare un accordo entro il 10 marzo secondo quanto previsto dalla normativa comunitaria per i sostegni al settore.

L'Italia è il secondo produttore mondiale dopo gli Usa con un raccolto di pomodoro per l'industria di trasformazione che - riferisce la Coldiretti - dovrebbe attestarsi attorno ai 5 milioni di tonnellate, in riduzione rispetto allo scorso anno e realizzato sia nel nord che nel sud del Paese. La Cina ha iniziato la produzione di pomodoro nel 1990 e oggi rappresenta il terzo bacino di produzione dopo Stati Uniti e Unione Europea con un consistente flusso di esportazioni verso l’Italia per una quantità - precisa la Coldiretti - di circa un terzo della produzione nazionale di concentrato. La spesa degli italiani per acquisti familiari di pomodoro in scatola è stata pari - precisa la Coldiretti - a 442 milioni per acquistare ben 545 mila tonnellate di pomodori in scatola o in bottiglia. Ogni famiglia durante l’anno ha acquistato ben 31 kg di pomodori trasformati e, a essere preferiti, sono stati nell'ordine i pelati (14 Kg), le passate (11 Kg), le polpe o pomodoro a pezzi (5 Kg) e per ultimo i concentrati e gli altri derivati (1 Kg).

Con l’indicazione obbligatoria dell’origine del pomodoro nella passata si compie un ulteriore passo in avanti in un percorso di trasparenza fortemente sostenuto dalla Coldiretti iniziato dopo la crisi mucca pazza con l'etichettatura di origine della carne bovina che si è unita all'obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca, all'arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, all'obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004, il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, all’etichetta di origine per il latte fresco del giugno 2005 e a quella introdotta il 17 ottobre scorso per la carne di pollo e dei suoi derivati.

C'è tuttavia ancora molto da fare e - conclude la Coldiretti - l'etichetta resta anonima per la carne di maiale, quella di coniglio, quella ovicaprina e anche per le conserve vegetali e i succhi di frutta, ma anche per l'extravergine di oliva con la possibilità di commercializzare olio ottenuto da miscele di origine diversa senza che questo venga indicato in etichetta.

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