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IMMIGRAZIONE - CARITAS: SONO IL 15 % DEI LAVORATORI AGRICOLI

I lavoratori immigrati impegnati in agricoltura sono quasi il 15 per cento degli occupati del settore e la loro presenza offre un contributo insostituibile al successo del made in Italy alimentare nel mondo. Lo afferma la Coldiretti che nel commentare il rapporto statistico 2006 presentato da Caritas/Migrantes sottolinea che l'immigrazione legale è una risorsa per il paese e da una corretta e tempestiva programmazione degli ingressi di lavoratori provenienti dall'estero può venire un contributo determinante alla crescita economica, ma anche alla lotta alla clandestinità e al lavoro nero.
Il numero dei lavoratori immigrati occupati nel settore - sottolinea la Coldiretti - è raddoppiato a partire dal 2000 e oggi, sulla base dell'ultima indagine Inea, si stima abbiano superato le centoventimila unità concentrate per circa la metà nelle Regioni del Nord (48%), ma presenti anche nel sud e isole (37%) e nel centro Italia (15%).
Una realtà - continua la Coldiretti - che è divenuta una componente strutturale di molti "distretti agricoli" come nel caso della raccolta delle fragole nel veronese, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell'uva in Piemonte, del tabacco in Umbria e Toscana e dell'allevamento in Lombardia. La maggioranza è impegnata in un lavoro stagionale, ma non mancano gli occupati fissi come quelli impegnati nell'attività di allevamento. In particolare gli immigrati impegnati nei campi si occupano - sostiene la Coldiretti - della raccolta della frutta e della vendemmia (42,4%), della preparazione e raccolta di pomodoro, ortaggi e tabacco (32,1%), ma anche nell'attività di allevamento (12,8%).
Ma - conclude la Coldiretti - cresce la presenza dei lavoratori stranieri anche in attività innovative con circa 2.000 persone impiegate nell'agriturismo (per lo più donne con un rapporto stagionale e dedite alla cura degli ambienti e alla ristorazione) e 7.500 occupati nella trasformazione e vendita diretta dei prodotti agricoli.

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