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TURISMO: PER 2 ITALIANI SU 3 PRODOTTI TIPICI COME SOUVENIR DELLE VACANZE

Due italiani su tre al ritorno delle vacanze portano un prodotto alimentare tipico per mantenere vivo almeno nel gusto il ricordo dei luoghi di riposo e divertimento che si è costretti a lasciare: emerge dal sondaggio effettuato dal sito www.coldiretti.it in occasione della presentazione del primo Rapporto Coldiretti - Agri2000 sull’enogastronomia territoriale delle regioni offerta direttamente dalle aziende agricole “La vacanza made in Italy nel piatto”.
Dal sondaggio - sottolinea la Coldiretti - si evidenzia che il souvenir enogastronomico è il più gettonato dai turisti che lo scelgono nel 61 per cento dei casi e supera di molto i prodotti artigianali (ceramica, oggetto, in legno, tessuti, ecc.) preferiti dal 20 per cento e i ricordi commerciali (cartoline, gadget, maglietta ...) con il 7 per cento, mentre ben il 12 per cento dei vacanzieri per risparmiare non riporta con se alcun acquisto. Dalla mozzarella di bufala in Campania al formaggio Asiago in Veneto, dal pecorino della Sardegna al prosciutto San Daniele nelle montagne del Friuli, dal vino Barolo del Piemonte alla Fontina in Valle d'Aosta, dalle pesche della Romagna al Caciocavallo del Molise - sottolinea la Coldiretti - sono alcuni dei souvenir più richiesti dai turisti per portare un ricordo "appetitoso" dei luoghi di vacanza. Una tendenza in rapido sviluppo favorita dal moltiplicarsi delle occasioni di valorizzazione dei prodotti locali che si è verificata nei principali luoghi di villeggiatura, con percorsi enogastronomici, città del gusto, feste e sagre di ogni tipo. Un impegno particolarmente apprezzato all’estero come evidenzia una ricerca dell'Istituto Piepoli-Leonardo-Ice, dalla quale emerge che a quasi uno straniero su due (45%) la prima cosa che viene in mente pensando all'Italia è il cibo e il vino che raggiungono il valore più elevato per i cittadini svedesi (70%) e americani (58%) e il più basso per quelli cinesi (31%) e per i russi (28%).
D’altra parte - continua la Coldiretti - la visita in Italia garantisce la possibilità di fare acquisti convenienti prodotti di grande fama all’estero dove spesso sono però commercializzati a prezzi molto più elevati con il rischio inoltre di imbattersi in falsi ed imitazioni di minore qualità. Infatti nelle vendite all’estero oltre all’aumento dei costi determinati dal trasporto si aggiungono spesso per i prodotti tipici - continua la Coldiretti - limitazioni quantitative e sanitarie all’export e dazi doganali che determinano la moltiplicazione dei prezzi. Ad esempio in Canada i prodotti esportati oltre i contingenti stabiliti sono gravati di dazi che per il formaggio Asiago arrivano al 250 per cento, in Giappone sono del 30 per cento per i vini e del 35 per cento per i formaggi, in Argentina c’è uno specifico dazio di un dollaro Usa per ogni litro di olio di oliva, in Brasile viene applicato un dazio del 40 per cento sui vini liquorosi Made in Italy che in Egitto aumenta fino al tremila per cento e interessa tutti i vini, secondo una recente indagine del Ministero degli Affari esteri.
Non mancano peraltro - continua la Coldiretti - i Paesi dove alcune specialità alimentari nazionali non sono presenti per vincoli di natura sanitaria, motivi religiosi o difficoltà di natura burocratica amministrativa come in Cina dove solo recentemente si sta aprendo la possibilità di esportare prosciutti e formaggi dall’Italia con il rischio elevato di trovare sul mercato prodotti di imitazione. Una possibilità che riguarda molti altri Paesi come dimostra il fatto che sul mercato globale si stima che sia falso un piatto italiano su tre e il fatturato dei prodotti made in Italy taroccati raggiunge gli oltre 50 miliardi di euro. La "pirateria agroalimentare" nel mondo utilizza infatti impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano al nostro Paese per alimenti che non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale.
E - conclude la Coldiretti - sono Parmigiano Reggiano e il Grana Padano i due prodotti tipici più imitati nel mondo che diventano Parmesao in Brasile, Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sud America o Parmesan dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone, ma anche "Grana Pardano", "Grana Padana" o "Grana Padona", solo per citare le più colorite e smaccate spuntate negli Stati Uniti. Ma molti altri sono i casi di "agropirateria" come il Provolone, l'Asiago e la Mortadella Bologna made in USA, la Robiola, il Gorgonzola e il Caciocavallo prodotti in Canada, il Salame Milano del Cile e il Salame Cacciatori del Sud Africa.

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