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COMMERCIO CON L’ESTERO: PEGGIORA IL DEFICIT AGROALIMENTARE (- 5,1%). LO COMUNICA LA COLDIRETTI

In controtendenza sull’andamento generale, aumenta il deficit commerciale nell’agroalimentare (- 5,1%), che fa segnare un saldo fortemente negativo (- 3,3 miliardi di euro) per effetto del forte aumento delle importazioni di prodotti agricoli (+ 7,4%) e alimentari (+ 6,5%). Lo afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero, nel periodo gennaio-aprile 2007 sull’anno precedente, che evidenziano un miglioramento complessivo di cui non beneficia l’agroalimentare italiano.

Si assiste tra l’altro - sottolinea la Coldiretti - ad un aumento delle importazioni di prodotti simbolo del made in Italy, come l’olio di oliva proveniente da Spagna e dalla Tunisia, destinato a essere spesso imbottigliato in Italia per essere spacciato come made in Italy, a causa dei ritardi accumulati nell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle olive, contenuto nel decreto recentemente annunciato dal Ministro per le Politiche Agricole.
Ma l’Italia - continua la Coldiretti - è anche un grande Paese importatore di ortofrutta, per una quantità stimabile nel 2006 pari a 3,4 miliardi di chili che significa una probabilità su dieci di consumare sul mercato nazionale frutta e verdura di origine non nazionale. In particolare oltre la metà della frutta importata viene da Paesi del Centro e Sud America (Equador, Colombia, Cile, Argentina, Brasile), ma rilevanti sono le importazioni dalla Spagna con il 20% e dal Sud Africa o altri Paesi africani dai quali giungono anche verdure e ortaggi che arrivano però in maggioranza da altri Paesi Europei.

Bisogna valorizzare i primati nazionali nell’alimentare anche verificando che sugli alimenti importati vengano effettuati tutti i controlli previsti dalla legge per quanto riguarda soprattutto - sostiene la Coldiretti - il rispetto dell’obbligo di indicare origine, varietà e qualità di frutta, verdura e degli altri alimenti, nonché l’eventuale presenza di contaminazioni con prodotti proibiti in Italia, in modo da prevenire rischi per la salute e situazioni di concorrenza sleale.

E’ necessario peraltro evitare - conclude la Coldiretti - che i prodotti di importazione realizzati spesso senza il rispetto delle stesse regole di carattere sanitario, ambientale ed etico vengano confusi con la frutta e la verdura italiana che si è dimostrato essere la più sicura in Europa.

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