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CENA “AL VELENO” DA “CRACCO”, UNO DEI MIGLIORI RISTORANTI ITALIANI: “NON BASTA IL TARTUFO PER 4.140 EURO” COSI’ UN FAMOSO MANAGER SI E’ RIFIUTATO DI PAGARE IL CONTO

Una serata da veri intenditori buongustai in uno dei migliori ristoranti italiani, si è trasformata, alla fine, in una vera e propria cena “al veleno”: tagliolini, uova al tegamino e una bella grattata di tartufo d’Alba, il tutto innaffiato da ottimo vino, ma, alla vista della cifra presentata dal cameriere, l’amministratore delegato di una grande società ha esclamato “non basta il tartufo per un conto da 4.140 euro”, rifiutando così di saldare la cena. Da “Cracco” a Milano sono dovuti intervenire perfino i carabinieri, prima che clienti e ristoratori venissero alle mani. E ora, dopo gli avvocati, spetterà a un giudice civile stabilire chi dovrà bere l’amaro calice del risarcimento.

Nel famoso ristorante di via Victor Hugo, a pochi metri dalla Madonnina, si erano seduti in sei: il manager in compagnia di cinque ospiti, pronti per una grattugiata del pregiato tartufo bianco davvero indimenticabile. Il tutto accompagnato da un menù classico di Cracco (150 euro a persona), con un aperitivo a 20 euro e due bottiglie di vino pregiato da 180 e da 150 euro ciascuna. Si ride, si scherza e si alzano i calici, lodando la bontà del tartufo, ma quando il cameriere porta il conto, iniziano le convulsioni: “scusi, forse c’è un errore”.

Ma quale errore, fanno notare al ristorante, se un errore c’è è a favore dei clienti, visto che a fronte di 6 coperti calcolati, sulla ricevuta si parla di 4 portate. Le sole grattugiate di tartufo vengono calcolate in 300 grammi a 10,9 euro il grammo, per un totale (cucina compresa) di 3.730 euro. Il manager pretende un forte sconto, sostiene che il tartufo, grattugiato con generosità, non è stato pesato né prima e né dopo. E che comunque, per una cena identica nel 2008, aveva speso per due persone 630 euro, mentre ora risultano ben 690 euro a persona. Cracco propone 700 euro di sconto ma l’offerta viene sdegnosamente rifiutata. Due giorni dopo il manager scrive a Cracco allegando un assegno da 2.000 euro che ritiene essere il giusto prezzo, calcolato “sulla base di precedenti vostri scontrini per cene sostanzialmente equivalenti”.

L’amministratore spiega inoltre di non aver pagato quanto richiesto “ovviamente stante non solo la smodata eccessività del prezzo, ma soprattutto la totale imperscrutabilità del consumo esposto (nessun peso è stato fatto constatare e sul menù non compariva il prezzo al grammo)”. Ma, questa volta, è Cracco che respinge al mittente l’offerta, parlando di “arbitraria e incongrua autoriduzione” e, anzi, informando di aver presentato denuncia ai carabinieri, perché “la pesatura, contrariamente a quanto esposto, è stata effettuata direttamente al tavolo”. Reato ipotizzato: insolvenza fraudolenta, pari a due anni di reclusione. A questo punto l’amministratore delegato si è rivolto al giudice civile.

“Le persone civili pagano ciò che comprano - ha commentato risentito lo chef Carlo Cracco - invece questo signore non ha pagato ed è stato denunciato. Farmi una domanda sul prezzo non ha senso, non è un problema che mi riguarda. C’è chi è capace di spendere 7.000 euro per una bottiglia di buon vino o chi spende 1.000 euro per un telefonino. Il mio è uno dei migliori ristoranti d’Italia ...”.

Il tartufo quest’anno ha subito una certa svalutazione e se un etto nell’ottobre 2008 poteva costare tra i 200 e i 300 euro, a novembre era attestato sui 200 (2 euro circa al grammo). E’ vero, però, che i costi raddoppiano nel solo passaggio da Alba a Milano e che aumentano esponenzialmente con l’aumentare di peso del tartufo.

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