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PREZZI: 4 MILIARDI BRUCIATI DA INEFFICIENZE E SPECULAZIONI A TAVOLA. LO DICE LA COLDIRETTI

L’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari superiore alla media dell’inflazione nel solo 2008 è costato alle tasche degli italiani 4 miliardi di euro che possono essere recuperati combattendo speculazioni e inefficienze nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola. Lo ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini.

Il problema non riguarda quindi solo la pasta. Nel 2008 - ha sottolineato Marini - l’aumento dei prezzi per i prodotti alimentari è stato in media del 5,4% superiore al 3,3% dell’inflazione generale con un differenziale del 2,1% che tende ad allargarsi nel 2009 (2,2% a gennaio) nonostante il forte calo dei prezzi delle materie prime agricole. Gli italiani hanno speso 205 miliardi in alimenti e bevande (141 miliardi in famiglia e 64 fuori) che rappresentano ben il 19% della spesa familiare ed è quindi necessario - ha precisato Marini - interrompere un trend che impoverisce cittadini e imprese agricole in un difficile momento di crisi economica. L’obiettivo è quello di ridurre la forbice dei prezzi tra produzione e consumo per recuperare valore per le imprese e per i cittadini. Qui non c’entra né la crisi mondiale né altro, si tratta semplicemente di una prolungata rapina che - ha affermato Marini - dobbiamo fermare con il nostro progetto per una filiera tutta agricola, tutta italiana e firmata dagli agricoltori che presenteremo prossimamente in una convention nazionale.

I prodotti alimentari - ha sostenuto Marini - continuano ad essere acquistati e ben pagati dai consumatori italiani e stranieri come dimostra il fatto che nel 2008 le esportazioni dell’agroalimentare italiano con un +10% sono quelle con un segno positivo più alto e che i consumi alimentari interni, a differenza di altri settori, sono gli unici che complessivamente abbiano retto. Il vero problema è quindi quello della distribuzione del valore lungo la filiera che colpisce i consumatori e gli imprenditori agricoli che rischiano di pagare costi aggiuntivi se non verranno superate alcune importante emergenze: dai finanziamenti per il fondo di solidarietà alla defiscalizzazione degli oneri sociali, ma anche l’estensione dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti come previsto dal disegno di legge approvato dall’ultimo Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro per le Politiche Agricole Luca Zaia.

Il finanziamento del fondo di solidarietà - ha precisato il presidente della Coldiretti - è determinante per consentire all’agricoltura di affrontare i cambiamenti climatici in atto mentre dalla defiscalizzazione degli oneri sociali dipendono molte delle opportunità per l’agricoltura di fare impresa e dare lavoro nelle aree svantaggiate e di montagna.

Una necessità per fare esprimere all’agricoltura italiana i primati conquistati a livello internazionale dal tipico al biologico, dal vino all’ortofrutta, ma anche purtroppo nei falsi che fanno del made in Italy a tavola il più copiato nel mondo. Occorre fare finalmente chiarezza sul falso made in Italy che sfrutta la fiducia e la qualità che noi abbiamo prodotto con fatica nei campi per incartare bottiglie e barattoli “anonimi”.

Con le mobilitazioni degli ultimi anni siamo riusciti - ha precisato Marini - a ottenere l’obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro e extravergine di oliva nonostante le resistenze delle lobbies in Italia e in Europa. Molto resta però ancora da fare per far uscire dall’anonimato oltre la metà della spesa alimentare degli italiani per la quale - ha continuato Marini - non è ancora obbligatorio indicare in etichetta la provenienza con il rischio che venga spacciato sul mercato nazionale ed estero il falso made in Italy a danno degli imprenditori e dei consumatori.

L’etichetta - ha concluso Marini - è ancora anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali come il pomodoro proveniente dalla Cina e i succhi di frutta, ma anche per yogurt, latticini e formaggi non a denominazione di origine.

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