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“SETTIMANA DEL MIELE” (10-12 SETTEMBRE) - A MONTALCINO, VIAGGIO-GOURMET TRA I MIELI DEL MEDITERRANEO: DA PORTOGALLO A GRECIA, DA FRANCIA A SPAGNA, LE VARIETÁ PORTABANDIERA DEI PAESI DEL “MARE NOSTRUM” ... FOCUS: AMBIENTE, DAL 1965 MENO API IN EUROPA

Un’occasione unica per assaggiare i delicati mieli di agrumi della Spagna, il dolcissimo miele di lavanda della Francia, i profumati mieli di timo e rosmarino della Grecia e quello di eucalipto del Portogallo: tutte le più importanti varietà del Mediterraneo saranno protagoniste a Montalcino per la “Settimana del Miele” (10-12 settembre), uno degli eventi più importanti del settore. La grande novità 2010 è l’apertura a cinque nuovi Paesi della mostra-mercato nazionale che ospiterà, accanto a quelli provenienti da tutte le regioni d’Italia, decine di mieli scelti tra i “portabandiera” delle varie nazioni che si affacciano sul “mare nostrum”.
I Paesi invitati quest’anno sono la Francia, la Spagna, il Portogallo, la Grecia e Malta, che interverranno non solo con i loro mieli più rappresentativi, ma anche con la presenza di apicoltori ed esperti locali che porteranno le loro esperienze e testimonianze. Il Concorso “Roberto Franci”, che premia ogni anno le migliori varietà del Belpaese in occasione della “Settimana del Miele”, si allarga ai mieli europei, eleggendo il migliore tra centinaia di varietà che stanno arrivando dai diversi Paesi. Ai 30 professionisti italiani iscritti all’Albo Nazionale degli Esperti in Analisi Sensoriale del Miele si affiancheranno esperti provenienti dagli altri cinque Paesi, così da formare una “super-giuria” che avrà il compito di scegliere il miglior miele italiano e straniero.
In Unione Europea si contano 800.000 apicoltori, di cui solo 18.000 professionisti. La classifica dei Paesi del Mediterraneo con la maggior produzione di miele vede al primo posto la Spagna, con 25.000 tonnellate annue. Al secondo posto viene la Francia con 17.000, seguita dalla Grecia con 16.000. Al quarto posto l’Italia con 13.000 tonnellate, poi Portogallo (8.000) e Malta (1.800). La Spagna vanta anche il maggior numero di alveari (1.700.000) e di apicoltori (130.000), seguita da Francia (1.450.00 alveari e 100.000 apicoltori) e Italia (1.100.000 alveari e 100.000 apicoltori)
“Gli appassionati - spiega Hubert Ciacci, presidente della “Settimana del Miele” - potranno intraprendere a Montalcino un vero e proprio viaggio-gourmet nel Mediterraneo, con la possibilità di assaggiare ed acquistare mieli altrimenti impossibili da trovare in Italia. In più quest’anno la Spagna, Paese scelto come ospite d’onore, porterà anche un vasto assortimento di dolci tipici a base di miele, per un insolito shopping all’insegna della dolcezza”. Alla “Settimana del Miele” un ricco programma attende gli honey-lovers, che qui hanno la possibilità di conoscere, assaggiare ed acquistare tipologie di mieli in arrivo da tutte le regioni d’Italia: dalle degustazioni in abbinamento alle grandi opere d’arte della pittura senese ai trattamenti di bellezza con i prodotti dell’alveare, dai laboratori sensoriali condotti da esperti alle visite guidate nelle aziende apistiche del territorio. Ma ci saranno anche convegni, presentazioni di libri, spettacoli e concerti, menu a base di miele nei ristoranti di Montalcino.

Focus - Ambiente: in calo le popolazioni di api in Europa dal 1965
Colonie di api da miele in declino in Europa negli ultimi decenni, così come il numero degli apicoltori. A tirare le somme è uno studio pubblicato dall’Associazione internazionale di ricerca sulle api, che ha messo insieme i dati di alcuni Paesi europei fra il 1965 e il 2005. E secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, diverse specie di api selvatiche si sono già estinte in molte regioni d’Europa e le popolazioni sopravvissute sono spesso nuove varietà inselvatichite.
Questi preziosi impollinatori oggi devono difendersi da gravi problemi, dai pesticidi, agli acari e alle malattie, ai quali si aggiunge una struttura genetica indebolita. Anche il numero degli apicoltori è calato in tutta Europa. A giocare non è solo una questione di scelta di vita e la perdita di attrattiva dell’hobby dell’apicoltura, ma anche il fattore costo.
Secondo Simon Potts, dell’Università di Reding in Inghilterra, “il costo delle cure delle malattie delle api è aumentato al punto tale che equivale o addirittura supera il profitto prodotto da una colonia per un anno intero, rendendo antieconomico fare l’apicoltore su piccola scala”.
In un quadro geografico più ampio, il calo delle popolazioni delle api interessa soprattutto Usa e Europa. Secondo gli ultimi dati Fao infatti, a livello globale si stima ci sia stato un aumento del 45% del numero di colonie delle api, nel corso degli ultimi 50 anni. Sfortunatamente, alcuni preziosi “servizi”, come l’impollinazione delle colture, non sono esportabili come il miele. Da questa prima analisi dei dati sul Vecchio Continente, che non include alcuni Paesi dell’Est, oltre a Francia e Spagna, emerge che il numero di colonie di api in Europa centrale e occidentale e’ diminuito a partire dal 1965. Dal 1985 questa tendenza è diventata chiara anche in paesi come Repubblica Ceca, Slovacchia, Norvegia e Svezia. In controtendenza il Sud Europa, che nel periodo fra il 1965 e 2005 ha registrato invece un aumento delle colonie. Poi evidentemente la situazione è cambiata.
In Italia, dal 2006 sono arrivate le prime morie, che secondo l’Unione Nazionale Apicoltori (Unaapi) nel giro di un triennio, hanno causato un danno al settore agricolo di 2,6 miliardi di euro, per mancata impollinazione di frutta e verdura. Dopo la perdita della metà della popolazione degli alveari nel 2008, il quadro in Italia sembra essere migliorato, con un calo limitato nel 2009 all’8%. La situazione, secondo il progetto “Apenet”, ha coinciso con la messa al bando dei neonicotinoidi, insetticidi chimici utilizzati in agricoltura per la concia dei semi di mais.

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