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INDAGINE FEDERALIMENTARE: L’INDUSTRIA ALIMENTARE SI FA SEMPRE PIÙ “VERDE”. -30% CO2 IN 10 ANNI, RIDUZIONE DEI CONSUMI DI ACQUA DEL 30/40% NEGLI ULTIMI VENTI ANNI. COSTANTE RICORSO ALL’ENERGIA RINNOVABILE

Riduzione dei consumi di acqua del 30/40% negli ultimi 20 anni. Un risparmio energetico del 15/20% e tagli nell’intensità delle emissioni di Co2 del 30% nell’ultimo decennio. Così l’industria alimentare italiana si fa sempre più eco-sostenibile. I dati, comunicati da Federalimentare, evidenziano anche come l’industria del settore ha ridotto del 40% il peso e il volume degli imballaggi utilizzati e ha ridotto del 17% i costi relativi al loro trasporto, incrementando del 10% la quantità di materiale riutilizzato, sempre rispetto a 10 anni fa.

Dall’indagine del Centro Studi di Federalimentare, emerge anche che l’industria alimentare in Italia è responsabile dell’1,5% dei consumi totali di energia e sempre dell’1,5% delle emissioni totali di gas con effetto serra.

Un ruolo “virtuoso” anche all’interno della filiera agroalimentare nazionale: secondo i dati Federalimentare, all’industria fanno capo l’11% del totale emissioni di Co2 (la metà spetta all’agricoltura e il 18% direttamente ai consumatori) e l’1,8% dei consumi di acqua (il 60% viene utilizzata dall’agricoltura), per non parlare della dispersione che avviene per l'inadeguatezza delle reti infrastrutturali in Italia, stimata in 40% del totale che transita negli acquedotti.

L’industria alimentare italiana, come rimarca Federalimentare - è da tempo impegnata nella promozione di un consumo idrico responsabile. Se dagli anni Novanta a oggi, i consumi di acqua da parte dell’industria alimentare si sono ridotti, in media, del 30-40%, esistono case history di importanti aziende alimentari italiane che documentano risparmi di acqua anche del 60-70% (per tonnellate di prodotto) e del 40-50% (in valori assoluti). Solo per fare un esempio concreto: se una decina di anni fa, per produrre un litro di soft drink servivano 6 o 7 litri d’acqua, oggi è possibile arrivare a utilizzarne poco meno di 2 litri.

Per l’immediato futuro, focalizzando l’attenzione sull’Italia, il risparmio possibile nel settore del food & drink - secondo l’Ecologic Institute for International & European Environmental Plicy - è stato valutato in 257 milioni di metri cubi di acqua l’anno (2% del totale industria in Europa e 20% del manifatturiero italiano). Che corrisponde ad un vantaggio, in termini economici, per le imprese, di 55 milioni di euro l’anno.

Per le emissioni di gas con effetto serra, dal dossier Federalimentare, emerge che nell’ultimo decennio, l’industria alimentare italiana, in linea con quella europea, ha ridotto l’intensità delle emissioni di Co2 del 30%. Mentre si stima un risparmio energetico nell’ordine del 15-20%. Per ridurre ulteriormente i consumi di energia e la produzione di emissioni - spiega Federalimentare - l’industria alimentare ha scelto la strada dell'innovazione tecnologica (impianti di co/tri/poligenerazione di energia elettrica, termica e refrigerante) e del miglioramento dell’efficienza dei propri sistemi produttivi.

Un aspetto della strategia di razionalizzazione energetica è inoltre il ricorso crescente ad energie “verdi” da fonti rinnovabili, che mirano a far crescere la quota di energia a impatto zero auto prodotta, come le biomasse di seconda generazione di origine vegetale e animale che scaturiscono dai processi di trasformazione alimentare, le fonti geotermiche, idroelettriche, eoliche e fotovoltaiche.

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