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“LA PIZZA NAPOLETANA STG E’ SALVA”, HA DETTO IERI IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE AGRICOLTURA DEL PARLAMENTO EUROPEO PAOLO DE CASTRO. OGGI, IL PLAUSO DELLA CIA: “UNA VITTORIA PER L’AGRICOLTURA ITALIANA TIPICA E DI QUALITA’”

La pizza napoletana Stg è salva: queste le rassicurazioni arrivate ieri da Bruxelles - e riportate da Winenews - dal presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro. Oggi, arriva il plauso da parte della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, secondo cui le parole di De Castro, per il quale il problema non riguarda i prodotti che hanno già ottenuto il riconoscimento Ue e intendono adeguarsi al nuovo regolamento qualità, “hanno fugato i timori di una sua sopravvivenza “limitata” fino al 2017, in virtù di una norma europea che prevede la soppressione di quelle “Specialità tradizionali garantite” che non hanno tutelato il proprio nome, ma solo la ricetta, com’è il caso della pizza napoletana”.

“E’ un’ottima notizia per il Belpaese e per Napoli in particolare - dice oggi la Cia - sarebbe stato assurdo se, dopo una battaglia durata 10 anni per ottenere il marchio di qualità europeo, si fosse dovuto ricominciare tutto daccapo. La paura infatti era che l’Italia, per salvaguardare la denominazione Stg, avrebbe dovuto presentare una nuova domanda di registrazione all’Ue con l’aggiunta di un altro termine al solo nome di pizza napoletana, come ad esempio “pizza napoletana verace” o “pizza napoletana tradizionale”. Ma le parole di De Castro ci fanno tirare un sospiro di sollievo - aggiunge la Cia - perché Bruxelles ha garantito che saranno valutate regole transitorie e una via preferenziale in sede di adeguamento per evitare la soppressione del marchio a chi l’Stg ce l’ha già”.

In questo modo, spiega la Cia, si è scongiurato il rischio di scomparsa della pizza napoletana “garantita” che aveva già scatenato proteste su proteste da parte dei pizzaioli napoletani, i quali avevano listato a lutto ristoranti e trattorie della città. Ma le rassicurazioni dell’Unione Europea, secondo la Cia, “sono una vittoria anche per tutta l’agricoltura italiana tipica e di qualità, visto che la pizza napoletana esprime - meglio di ogni altro prodotto - il valore e la tradizione del “made in Italy” agroalimentare nel mondo e della stessa dieta mediterranea, di cui è alimento “principe””. Tanto che oggi si discute anche della candidatura dell’arte della pizza napoletana nella lista dei capolavori dell’Unesco.

Ma la denominazione Stg non ha solo un alto valore simbolico, osserva la Cia, il marchio Ue ottenuto dalla pizza napoletana nel 2009 ha ricadute notevoli soprattutto dal punto di vista economico, visto che il riconoscimento interessa ben 25.000 esercizi con servizio al tavolo. Secondo gli ultimi dati disponibili, le pizzerie danno lavoro a 150.000 addetti e sono in grado di produrre un volume d’affari pari a 5,5 miliardi di euro l’anno, con un indotto che supera i 10 miliardi di euro. Basti pensare che per confezionare il “prodotto” pizza ogni anno vengono utilizzati 7.500 tonnellate di olio d’oliva extravergine, 45.000 tonnellate di pomodori (San Marzano, Pachino, Ciliegino), 135.000 tonnellate di farina e 90.000 tonnellate di mozzarella fiordilatte o di bufala.

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