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AGRITURISMI ANCORA IN CRISI CON UN CALO DELLE PRESENZE, NEL 2010 SUL 2009, DEL -2,1%. TENDENZA CHE SEGUE LA CRISI DEL TURISMO CHE PERDE SEMPRE SUL 2009, L’1,2%. ECCO I DATI DI OSSERVATORIO NAZIONALE TURISMO E BANCA D’ITALIA

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Agriturismo, momento difficile

Ancora crisi per l’agriturismo italiano. Le cifre parlano chiaro: sono calate le presenze -2,1% sul 2009. Lo dice un’indagine condotta dall’Ont - Osservatorio Nazionale del Turismo e da Banca Italia. Tutto fa pensare al peggio: è aumentata la crescita dell’offerta di settore (valutata da Agriturist - Confagricoltura al 2,8%) nel 2010, i prezzi sono fermi a fronte di costi crescenti almeno del 3% e il taglio dei redditi aziendali è vicino all’8%. La spesa dei turisti stranieri in Italia inoltre è diminuita del 2,3% sulla prima metà del 2009 (info: www.agriturist.it).
“Non è possibile proseguire con una gestione approssimativa e spontaneistica del turismo italiano, - sostiene il presidente dell’associazione agrituristica di Confagricoltura, Vittoria Brancaccio - soprattutto per quanto riguarda le strutture ricettive extra alberghiere (e quindi anche l’agriturismo) che, seppur con offerte frammentate, rappresentano oltre la metà dei posti letto, mentre raccolgono solo il 33% delle presenze. L’extralberghiero, per la dimensione ricettiva generalmente modesta (21 posti letto per azienda contro i 65 degli alberghi), è poco idoneo - sottolinea Brancaccio - al ricevimento di gruppi organizzati: deve dunque essere sostenuto con una vigorosa politica d’immagine della “destinazione Italia” e da una efficace attività di formazione degli operatori soprattutto nell’uso di strumenti promozionali individuali, come internet”.
Il turismo italiano, contribuisce per il 9,5% al Pil nazionale, continua a perdere colpi senza che si avvertano segnali di concreta reazione. Lo confermano i dati dell’Osservatorio Nazionale per il Turismo (Ont) e dalla Banca d’Italia: la flessione del 2010 sul 2009 (che già era stato un anno “nero”), è dell’1,2%, con gli alberghi a -0,8%.
I riflessi della crisi turistica sull’occupazione sono ormai allarmanti: secondo Federalberghi, nel 2010, i licenziamenti di lavoratori a tempo indeterminato del settore alberghiero, sono arrivati al 3,6%, interessando 5.000 addetti. Si può stimare che nell’intero comparto turistico, tenuto conto dell’indotto, siano stati oltre 20.000 i posti di lavoro perduti. L’agriturismo può contare su una maggiore flessibilità legata al forte impegno di lavoro familiare; ma gli effetti della crisi sull’occupazione si fanno sentire, soprattutto per le aziende che offrono ristorazione, con una riduzione delle ore retribuite.
“Occorre poi prendere atto - continua il presidente di Agriturist - che il turismo italiano è sempre meno competitivo sui mercati internazionali, a causa di prezzi più elevati soprattutto rispetto alle mete emergenti, africane e asiatiche. E’ quindi indispensabile una più efficace politica di promozione dell’Italia, capace di intercettare quote rilevanti di turisti disposti a spendere - conclude Brancaccio - e si deve anche favorire il contenimento dei prezzi, introducendo subito una riduzione dell’Iva sui servizi turistici, invece di penalizzare le imprese introducendo la tassa di soggiorno”.

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