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OSTRICHE A RISCHIO ESTINZIONE:IL PERICOLO SAREBBE DETERMINATO NON SOLO DA UNA RACCOLTA SREGOLATA, MA ANCHE DA PATOLOGIE CAUSATE PRINCIPALMENTE DALL’INTRODUZIONE DI SPECIE DI OSTRICHE NON AUTOCTONE. PREOCCUPANTI I DATI USCITI DA UNO STUDIO AMERICANO

Non Solo Vino
Ostriche a rischio di estinzione

Nei bistrot francesi, così come nei wine bar di San Francisco, e nei ristoranti italiani, sarà sempre più dura trovare ostriche selvagge. Questa prelibatezza, di cui l’Italia è il massimo importatore al mondo come sottolinea Federpesca, rischia di sparire dal mercato per la scomparsa, segnalata dalla rivista “BioScience”, del 90% degli stock di questi molluschi bivalvi.
L’eccessivo prelievo avrebbe provocato la scomparsa dell’85% delle scogliere dove vivono le ostriche naturali, secondo lo studio dell’Università della California e dell’organizzazione americana Nature Conservancy che hanno monitorato 144 baie e 44 ecoregioni in tutto il mondo. Il pericolo di estinzione sarebbe determinato non solo da una raccolta sregolata, ma anche da patologie causate principalmente dall’introduzione di specie di ostriche non autoctone. Attualmente il 75% delle ostriche “selvatiche” pescate viene da cinque aree del nord America, le cui condizioni però sono in rapido declino, fatta eccezione per il golfo del Messico.
“Una volta le ostriche dominavano diversi estuari ed erano un elemento fondamentale per l’ecosistema - spiegano i ricercatori Usa - ma secoli di sfruttamento uniti alla degradazione delle coste hanno ormai spinto i banchi sull’orlo dell’estinzione in quasi tutto il mondo”.
Dopo l’emergenza marea nera, osserva la ricercatrice Inran Elena Orban, “per questi organismi filtratori è importante la qualità delle acque, dal punto di vista dell’ossigenazione e ricchezza di plancton. I consumatori italiani di ostriche allevate possono, tuttavia, contare su allevamenti molto controllati e etichette che indicano il produttore e il centro di depurazione, oltre la data di scadenza”.
“L’allarme può essere legato al surplus di raccolta, all’inquinamento, e soprattutto - sottolinea la ricercatrice dell’Università di Firenze Giuliana Parisi - per il cambiamento delle condizioni ambientali: minime variazioni di temperatura dell’habitat marino possono essere mortali per le ostriche. Anche in Europa, del resto, la situazione non è tranquilla - continua Parisi - da alcuni anni c’è una mortalità devastante per il virus che ha colpito la produzione francese in maniera drastica e poi l’Irlanda. Con episodi registrati da dieci anni, e manifestazioni più clamorose negli ultimi due periodi estivi (summer mortality), al punto che è stata avviata - aggiunge la biotecnologa - una selezione genetica dei ceppi resistenti che richiederà alcune generazioni di ostriche, che si riproducono in due-tre anni”.
Fonte: Ansa - Autore: Alessandra Moneti

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