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ISTAT: VENDITE BENI ALIMENTARI A -0,3% NEL 2010. CIA: CAMBIA IL CARRELLO DELLA SPESA (MENO CARNE, VINO, PANE E PASTA NEL MENU QUOTIDIANO) E SI VA SEMPRE PIU’ SPESSO AL DISCOUNT. CODACONS: “ITALIANI COSTRETTI A FARE LA DIETA E A MANGIARE SEMPRE MENO”

La crisi economica non fa crescere le vendite alimentari, che, secondo i dati sul commercio fisso al dettaglio, diffusi oggi dall’Istat, nel 2010 calano dello 0,3%, costringendo gli italiani a modificare il carrello della spesa. La Cia-Confederazione Italiana Agricoltori sottolinea come anche nel 2010 i consumatori restano cauti negli acquisti, tanto che prodotti di prima necessità come il pane e la pasta calano rispettivamente in un anno del 2,6% e dell’1,7% (dati Ismea). Ma cambia anche la tipologia di esercizio commerciale scelto: ci si orienta sempre più spesso verso canali convenienti come i discount e si abbandonano invece le piccole botteghe di quartiere. “Gli italiani sono costretti a fare la dieta e a mangiare sempre meno” dice il Codacons, che considera “preoccupante” la discesa degli alimentari. Anche l’associazione a tutela dei consumatori ritiene significativo il calo delle vendite degli ipermercati (-0,3%) e lo spostamento verso i discount (+1,3%), ossia verso prodotti non di marca.

Per il Codacons si tratta di “un cambio delle abitudini degli italiani che hanno deciso di abbandonare i brand leader della produzione alimentare italiana, che hanno fatto da traino all’economia, per passare a prodotti più economici”. Secondo l’associazione “è evidente che se si riducono i consumi di beni necessari a domanda rigida, non si può pensare ad un rilancio dell’economia e ad una ripresa della produzione industriale”. A riguardo il Codacons sostiene che “il Governo avrebbe dovuto capire che la chiave di volta per uscire dal tunnel era il sostegno della capacità di spesa delle famiglie italiane”. Invece, aggiunge, “ha continuato a disperdere, anche ora con il decreto Milleproroghe, le poche risorse disponibili in interventi a pioggia scarsamente finanziati e, quindi, inutili per uscire dal tunnel della crisi”.

La flessione delle vendite di beni alimentari nel 2010 risulta più accentuata per le imprese operanti su piccole superfici (-0,4%) mentre resiste la Grande distribuzione organizzata (+0,7%), seppure con grosse differenze. Nell’ambito della Gdo, infatti, gli italiani si dirigono sempre di più verso gli hard-discount (che crescono dell’1,3%) e poco negli ipermercati e nei supermercati (-0,3% e +0,4%). Un trend che, secondo la Cia, si spiega con il bisogno di risparmiare, tanto che nell’ultimo anno il 30% degli italiani si è rivolto quasi esclusivamente alle “promozioni” commerciali.

Ma la crisi costringe pure una famiglia su tre a modificare il menu quotidiano, tagliando sui generi alimentari per niente superflui: nel 2010, sottolinea la Cia analizzando i dati Ismea, le stime parlano di una contrazione tendenziale della domanda di pane (-2,6%) e di pasta (-1,7%), di carni bovine (-4,4%) e di prodotti ittici (-3,1%), di vini e spumanti (-2,9%), di frutta e agrumi (-1,8%) e, in misura minore, di ortaggi e patate (-0,3%). Una domanda più vivace, invece, resta per il latte fresco (+2,1%) e per l’olio d’oliva (+3,2%). In crescita anche i consumi di uova (+1,1%), pollo (+2,5%), sostituti del pane come grissini e cracker (+4,6%), latte e derivati (+0,3%). Un vero e proprio exploit viene registrato dagli ortaggi di IV gamma (i freschi confezionati), che sono aumentati ben del 7,9%. “E le previsioni per il 2011 - conclude la Cia - non sono buone. Quest’anno la situazione dovrebbe mantenersi “stazionaria”, con gli acquisti domestici alimentari ancora in lieve riduzione, tra il -0,2 e il -0,3%”.

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