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8 MARZO: DOMANI “DOPPIA FESTA”, PER MIMOSE E FRAPPE. BUSINESS DA 250 MILIONI DI EURO. FIORI E DOLCI, GLI ACQUISTI DEGLI ITALIANI. LA CORSA ALLE SPECIALITÀ DI CARNEVALE: I CONSUMI STIMATI SI AGGIRANO SULLE 22.000 TONNELLATE

Le mimose per celebrare la Festa della donna ma anche le frappe per ricordare l’ultimo giorno di Carnevale: domani sarà un 8 marzo più costoso del solito per gli italiani: la doppia ricorrenza muoverà un giro d’affari complessivo di oltre 250 milioni di euro soltanto tra fiori e dolci tipici. Lo afferma la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, sulla base dei dati raccolti dalle sedi territoriali e zonali.
In particolare, la spesa per le mimose è stimata oltre i 90 milioni di euro per un totale di quasi 18 milioni di ramoscelli che saranno donati a mamme, fidanzate, colleghe di lavoro e compagne di scuola.

Ma i festeggiamenti in onore delle donne - osserva la Cia- si uniranno a quelli per il martedì grasso, con la corsa alle ultime frappe dell’anno: il consumo delle specialità tipiche carnascialesche è previsto intorno alle 22.000 tonnellate, per una spesa totale che sfiorerà i 160 milioni di euro. Si tratta - spiega la Cia - di una somma più alta sul 2010, nonostante le vendite rimangano pressoché stabili. Il fatto è che, rispetto a 12 mesi fa, i prezzi di chiacchiere e castagnole sono cresciuti in media del 12%: infatti, se l’anno scorso un chilo di frappe costava mediamente tra i 15 e i 20 euro, nel 2011 i costi sono saliti tra i 18 e i 25 euro al chilo, per arrivare a punte di 35 euro. Molto meglio, quindi, il “fai da te”, visto che gli ingredienti per i dolci classici della tradizione carnevalesca si pagano non più di 5 euro sempre per un chilo. Sicuramente si risparmia, quindi, e anche di tanto.

Discorso diverso per le mimose - aggiunge la Cia - che quest’anno fanno i conti con una produzione in calo. Il maltempo delle ultime due settimane, con il ritorno del freddo e delle gelate, ha danneggiato la fioritura delle fronde impedendo di raccogliere una quota pari a circa un terzo della produzione (tra il 29% e il 31%). Le quotazioni però non ne hanno risentito, e i prezzi pagati al produttore sono scesi di quasi la metà rispetto al 2010: da 9 euro a 5 euro al chilogrammo.
Proprio per questo motivo, non ci sono i presupposti per prevedere ulteriori rincari nelle vendite al dettaglio. Anzi, ogni nuovo incremento sarebbe del tutto ingiustificato. Generalmente - conclude la Cia - la mimosa viene venduta al commercio in ramoscelli i cui prezzi variano normalmente dai 5 ai 10 euro, che sono valori comunque molto lontani da quelli riconosciuti agli agricoltori.

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