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“IL TERRIBILE DISASTRO CHE HA COLPITO IL GIAPPONE POTREBBE AVERE UN IMPATTO SIGNIFICATIVO, ANCHE SE NON IMMEDIATO, SUI PREZZI MONDIALI DI CEREALI E GENERI ALIMENTARI”. L’ALLARME ARRIVA DA CONFAGRICOLTURA

“Il terribile disastro che ha colpito il Giappone potrebbe avere un nuovo impatto significativo, anche se non immediato, sui prezzi del grano. E’, comunque, altamente probabile che il “day after” nel Paese del Sol Levante vedrà aumentare la pressione sulle materie prime agricole, il mercato nipponico, è uno dei maggiori importatori mondiali di generi alimentari: secondo le stime del Dipartimento dell’Agricoltura Usa, il 60% delle calorie necessarie ai cittadini giapponesi vengono dall’estero”. A segnalarlo è Confagricoltura, sulla base dei dati riscontrati su Agrimoney.com, uno dei più autorevoli siti mondiali che analizza l’andamento e le proiezioni dei mercati agricoli internazionali.

“Al momento - prosegue Confagricoltura - l’impatto del mix tra terremoto, tsunami e allarme nucleare sulle importazioni alimentari in Giappone non sono facili da valutare. Ma appare probabile che le necessità di approvvigionamento, dai cereali ai prodotti trasformati, saliranno, poiché il disastro ha pesantemente colpito le potenzialità agricole del paese”. E, stando ai commenti degli analisti valutari, sui mercati non sarà ininfluente il fatto che lo yen si rafforzerà, visto che gli assicuratori rimpatriano fondi per pagare crediti e il governo venderà riserve di valuta e titoli esteri per fare cassa (dopo il terremoto di Kobe, nel 2005, lo yen si è apprezzato di circa il 20% sul dollaro entro tre mesi).

“Inoltre - concludono le valutazioni di Confagricoltura sulle rilevazioni di Agrimoney - il collasso del reattore nucleare, causato dal terremoto, pone altri interrogativi sulla produzione di energia (oltre a quelli che Tokyo stava già valutando a proposito del petrolio dopo i rivolgimenti politici in Medio Oriente e Nord Africa). La parola d’ordine è garantire approvvigionamenti di energia certi e anche agli agricoltori giapponesi sarà chiesto di aumentare il loro contributo alla produzione destinata a biocombustibili, pur pagandone il prezzo con maggiori approvvigionamenti dall’estero destinati al food”.

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