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GLI ITALIANI DICONO NO ALLA CARNE ARTIFICIALE: IL 75% È CONTRARIO ALLA COLTURA IN VITRO DI ALIMENTI ANIMALI. LO DICE LA COLDIRETTI, ALLA NOTIZIA DELL’ARRIVO ENTRO 6 MESI DELLA PRIMA SALSICCIA OTTENUTA IN LABORATORIO DA SCIENZIATI OLANDESI

Quasi tre italiani su quattro - il 73% - si dicono preoccupati dall’applicazione di nuove tecnologie ai prodotti alimentari, che hanno portato da ultimo alla produzione di carne artificiale in laboratorio. Lo afferma la Coldiretti, sulla base dell’ultima indagine Eurobarometro, giudicando allucinanti le prospettive aperte dalle sperimentazioni in corso per la produzione di carne artificiale in laboratorio da parte di un gruppo di scienziati olandesi.
Il loro obiettivo è ottenere entro sei mesi la prima salsiccia, ed entro un anno il primo hamburger artificiale (dal costo iniziale di 250.000 euro) con l’utilizzo di cellule staminali. Attualmente con la sperimentazione - riferisce la Coldiretti - si sono ottenute strisce di tessuto lunghe 2,5 centimetri e larghe meno di 1 centimetro, di consistenza molliccia e di colore grigio, dovuto all’assenza di sangue. L’Italia, con un consumo di carne di oltre 92 chilogrammi per persona, di cui circa un terzo importati dall’estero, è - sottolinea la Coldiretti - un Paese particolarmente interessato ai risultati di queste sperimentazioni, che vengono spacciate come un’opportunità per evitare l’allevamento in stalla degli animali e la loro successiva macellazione, ma anche come una necessità per evitare problemi ambientali di smaltimento.
Come hanno dimostrato le esperienze del passato - a partire dalla sindrome della “mucca pazza” - le innovazioni in un settore particolarmente esposto ai rischi per la salute devono percorrere la strada della naturalità e della sicurezza, ma soprattutto - precisa la Coldiretti - devono confrontarsi con i rilevanti problemi di natura etica che pongono le nuove tecniche. Per l’agroalimentare italiano, che fonda il proprio valore sull’identità e sulla specificità produttiva una ragione in piu’ è rappresentata - conclude la Coldiretti - dall’esigenza di difendersi da modelli alimentari fondati sulla standardizzazione e sull’omologazione, che organismi geneticamente modificati, clonazione e per ultimo le bistecche artificiali finiscono col promuovere.

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