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“BAR E DINTORNI” NON MOLLANO: IN CONTROTENDENZA ALLA CRISI, NEGLI ULTIMI 10 ANNI, IL NUMERO DI IMPRESE SALE DEL +10,6%, SPESSO GUIDATE DA UNDER 50 E DONNE. MA CALA IL FATTURATO E IL 5,6% SI TROVA IN DIFFICOLTÀ

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I bar non mollano ... anche in tempo di crisi

Congiunture economiche difficili? In controtendenza “bar e dintorni”, che non mollano con una crescita quantitativa di imprese a due cifre: +10,6% in 10 anni. Sono 170.000 i bar e i pubblici esercizi attivi nel settore in Italia, tendenzialmente vocato all’imprenditoria femminile e soprattutto giovanile, infatti il 65% dei titolari di cariche ha meno di 50 anni. Ma il 5,6% si trova in difficoltà con previsioni di riduzione o di cessazione dell’attività. Parola della ricerca presentata al convegno “Bar e dintorni. Passato, presente e futuro del comparto più dinamico della somministrazione di alimenti e bevande”, di scena, ieri, a Firenze, promossa da Unioncamere Toscana e Confesercenti Toscana (info: www.confesercenti.it e www.tos.camcom.it).
Negli ultimi 10 anni, infatti, nonostante la crisi, il settore è cresciuto del 10,6%. Numeri che vanno in controtendenza nel panorama di crisi attuale. In base ai dati del Registro Imprese, in Italia operano circa 170mila bar e pubblici esercizi attivi nel settore della somministrazione di bevande ed alimenti, che fanno capo a quasi 140 mila imprese. La maggiore concentrazione si registra in Lombardia, seguita da Lazio, Veneto, Campania ed Emilia-Romagna. In Liguria, la regione con la maggiore incidenza sul tessuto imprenditoriale, i bar arrivano a costituire il 3,7% delle unità locali attive. Il rapporto fra offerta e domanda potenziale - determinata dalla popolazione residente, dai flussi pendolari e da quelli turistici - è ai massimi livelli in Liguria, Valle d’Aosta ed Emilia-Romagna. Venendo alla demografia imprenditoriale, negli ultimi anni il settore è cresciuto, anche nei più recenti periodi di crisi. Nell’ultimo quinquennio si è anzi verificata una accelerazione del fenomeno rispetto a quanto registrato nel periodo 2001-2006 (+8,7%): fra il 2006 e il 2011 “bar e dintorni” sono infatti aumentati in media del 10,6%, con punte più alte in Lazio (+51,7%), Campania (+46,0%), Puglia (+42,4%) e Sicilia (+33,8%).
Sulle forme giuridiche, si nota una differenza marcata geograficamente: al Sud, a eccezione della Campania, dominano le imprese individuali; le società di capitali sono maggiormente diffuse in Lazio, Lombardia e Toscana e le società di persone in Emilia-Romagna, Piemonte e Umbria. Le forme societarie sono, inoltre, quelle che hanno maggiormente contribuito all’incremento del numero delle aziende. A livello nazionale i bar sono mediamente meno strutturati delle imprese operanti in altri settori: soltanto l’1,9% conta più di 10 addetti, i due terzi raggiungono al massimo 2 addetti. La Toscana inverte la tendenza con solo un bar su due appartenente alla classe 1-2 addetti, mentre il 36,5% ha fra 3 e 5 addetti, il 7,6% fra 6 e 9 addetti ed il 3,1% conta almeno 10 addetti.
Quello dei bar-ristorazione è un settore ad elevata propensione di imprenditorialità giovanile: a livello nazionale il 65% dei titolari di cariche ha meno di 50 anni. Sono pochi gli stranieri, sia comunitari sia extracomunitari, mentre un esercizio su tre è a titolarità femminile. In termini di fatturato bar e mense hanno perso il 7,2% nel 2008 e il 10,2% nel 2009, registrando una contrazione dei livelli di attività superiore rispetto alla media del terziario. La flessione si è attenuata durante il 2010 (-1,2% il volume d’affari), ma a metà del 2011 si osserva una nuova riduzione dei fatturati aziendali(-1,6%).
In questo contesto, le aspettative degli imprenditori sono tutt’altro che rosee: a metà del 2011 il 5,6% si trova in difficoltà con previsioni di riduzione o di cessazione dell’attività. Gli investimenti restano comunque elevati: un operatore su tre nel 2010 si è impegnato su tale fronte, soprattutto nell’apertura di nuove sedi o nel rinnovo degli ambienti, nel rinnovo degli impianti e/o nell’introduzione di macchinari innovativi e nell’acquisto di tecnologie informatiche. Questo a fronte di una difficoltà di accesso al credito riscontrata nel 2010 da oltre un operatore su quattro fra quelli che si erano rivolti agli istituti bancari. Le difficoltà sono dovute soprattutto a maggiori garanzie reali chieste dalle banche ed all’aumento dei tassi di interesse.

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