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PER IL PRESIDENTE DI CONFAGRICOLTURA MARIO GUIDI “LA RIFORMA DELLA PAC NON È UN PROBLEMA ESCLUSIVO DELL’AGRICOLTURA MA DI TUTTO IL PAESE E TOCCA AL GOVERNO OCCUPARSENE. COSÌ COME PROPOSTA DALL’UE È ANACRONISTICA, PROGRAMMA FUTURO GUARDANDO A PASSATO”

“Bisogna portare all’attenzione del Governo italiano la questione della Pac; non è un problema dell’agricoltura, ma di tutto il Paese. Quella della Pac così come proposta dalla Commissione Europea è una riforma anacronistica, poiché programma il futuro guardando al passato”. Così il presidente di Confagricoltura Mario Guidi da Torino, al convegno sulla Politica agricola comunitaria (Pac), a cui hanno partecipato il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania e il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo Paolo De Castro.

“L’Europa oggi non ha una strategia di crescita in agricoltura - ha proseguito Guidi - dopo essere riusciti a triplicare la produzione dagli anni Sessanta, dopo aver sfamato il continente, siamo praticamente costretti a giustificare la nostra esistenza con la pratica del “greening” (processo di “rinverdimento” delle campagne che prevede sostegni diretti all’agricoltura verde). Noi dobbiamo decidere e capire per quale fine stiamo costruendo questa politica: su 13,7 milioni di aziende agricole presenti nella Ue, 6 milioni hanno un reddito lordo inferiore a 1.200 euro all’anno: queste si possono chiamare davvero chiamare imprese? Questa è politica agricola o politica rurale comunitaria?”.

Il presidente di Confagricoltura ha poi indicato la via di una maggiore crescita che Bruxelles deve favorire, per dar modo di adeguarsi ai forti cambiamenti dell’economia mondiale, orientando le risorse a favore delle imprese “vere”, che oggi usano i fondi europei per coprire il gap reddituale e poter fare investimenti. “Quel che serve è una Pac facile da applicare e facile da incassare - ha sottolineato Guidi - dobbiamo liberare l’agricoltura perché possa esprimere la sua potenzialità e sviluppare tutto il contributo produttivo che è in grado di dare al Paese. Questo consentirà di dar gambe all’aggregazione degli agricoltori. Da soli non ce la facciamo a competere in un mondo così grande”.

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