02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

CIA, CONFAGRICOLTURA, COPAGRI LANCIANO L’ALLARME E CHIEDONO ATTENZIONE DA GOVERNO E PARLAMENTO: L’IMU HA EFFETTI DEVASTANTI SU IMPRESE: UN AUMENTO DI 5 VOLTE DELLE TASSE. “L’AGRICOLTURA VALORE STRATEGICO PER IL PAESE”. LA POSIZIONE COLDIRETTI ...

Quintuplicare la tassazione in agricoltura significa mettere fuori mercato più di 200.000 imprese. Per questo motivo chiediamo di rivedere l’impatto dell’Imu, dal momento che l’imposizione fiscale anche sui fabbricati rurali, strumentali all’attività di coltivazione o di allevamento, è una profonda iniquità, che non trova giustificazione alcuna. Per questo diciamo un fermo “no” all’Imu così com’è posta. Un’imposta assurda e penalizzante che determinerà un vero e proprio “salasso” da 1,5 miliardi di euro, rispetto agli attuali 300 milioni di gettito, ai quali potrebbero aggiungersi altri 2-3 miliardi di euro per l’accatastamento. Sarà un impatto devastante che metterà in crisi tutto il settore, che già vive un momento di estrema difficoltà, con costi produttivi (in particolare il “caro-gasolio”), contributivi e burocratici giunti ormai a livelli insostenibili. E’ il grido d’allarme, lanciato oggi a Roma, nella manifestazione in Piazza Montecitorio davanti alla Camera dei Deputati, dai presidenti di Cia (Giuseppe Politi), Confagricoltura (Mario Guidi) e di Copagri (Franco Verrascina).
L’agricoltura è una risorsa vitale per il nostro Paese e non si può - hanno rimarcato i tre presidenti - frenarne la competitività e affossarla con insostenibili tasse. Questo non significa che il mondo agricolo voglia, vista la fase critica che attraversa il Paese, sottrarsi alle proprie responsabilità. Non è stato valutato l’effetto devastante che l’Imu potrà avere sulle imprese agricole. Siamo pronti ai sacrifici, ma non possiamo accettare misure distruttive dell’imprenditoria agricola. Il Governo Monti ha fondato il suo programma sull’equità, ma questo provvedimento non è per nulla equo. Non possiamo assistere passivamente alla fine delle imprese agricole italiane che oggi scontano redditi inferiori a quelli del 2005; al contrario, ci batteremo con determinazione per difenderle e garantire loro un futuro di reali certezze.
Se l’obiettivo del governo è quello di rilanciare l’economia, non si può dimenticare che l’agricoltura ha un ruolo centrale per la crescita del Paese. Ecco perché chiediamo - hanno rimarcato i presidenti di Cia, Confagricoltura e Copagri - una maggiore attenzione da parte del governo, delle istituzioni, delle forze politiche.
Le tre organizzazioni agricole sollecitano che sull’Imu ci sia un adeguato ripensamento. Occorre che la situazione sia analizzata in maniera oculata e vanno verificati quali impatti avrà l’applicazione dell’imposta.
Al Governo in queste ultime settimane abbiamo sollecitato - hanno detto Politi, Guidi e Verrascina - che oggi all’agricoltura, soprattutto in vista della riforma della Pac post 2013 e delle difficili sfide che porrà, serve una politica incisiva che affronti i problemi strutturali, recuperi competività al settore, valorizzando le sue forti risorse intrinseche. Una strategia di ampio respiro che apra nuove prospettive al settore primario che va considerato come un grande protagonista della ripresa e del rilancio del nostro Paese.
Allo stesso modo chiediamo che il Governo intervenga - hanno sottolineato i tre presidenti - anche sul problema del “caro gasolio”, che sta avendo effetti traumatici per le imprese. In pochi mesi, il prezzo del carburante agricolo è cresciuto del 25%, aggravando i costi, già pesanti, che l’agricoltore è costretto a sostenere.
Analogo discorso per i sacrifici richiesti al settore agricolo anche in termini di lavoro e previdenza che tuttora sono insostenibili. Su questo versante ribadiamo l’esigenza di mitigare l’aumento degli oneri contributivi dei lavoratori autonomi agricoli previsto dal governo Monti. E proprio gli autonomi dell’agricoltura - hanno sostenuto Politi, Guidi e Verrascina - sono tra le figure più penalizzate, dal momento che sono stati esclusi dai provvedimenti per la crescita previsti per altri settori.
Una situazione, dunque, estremamente complessa quella della nostra agricoltura che fa, peraltro, i conti con i gravissimi danni subiti, prima per il blocco dei Tir e poi per la disastrosa ondata di maltempo: oltre 500 milioni di euro. Per le aziende colpite è opportuno che vengano bloccati i pagamenti fiscali e contributivi e i mutui e attivati pronti interventi secondo le procedure di legge.
Tartassare ancora il settore significa decretarne la fine e questo - hanno rilevato i presidenti di Cia, Confagricoltura e Copagri - non è assolutamente accettabile. Siamo scesi in piazza perché rivendichiamo il ruolo, l’importanza, ma anche la specificità del settore agricolo. Siamo disposti a credere in questo Paese - hanno concluso i tre presidenti - nella misura in cui questo Paese è disposto a credere nell’agricoltura.

Focus - La protesta di Coldiretti a difesa del made in Italy
Scende in piazza l’alleanza per il Made in Italy promossa dalla Coldiretti e dalle associazioni dei consumatori e degli ambientalisti, insieme ai cittadini e ai rappresentanti delle Istituzioni a livello nazionale, regionale e locale, a partire dai Sindaci con i loro gonfaloni provenienti dalle diverse Regioni. “Il marchio Italia - sottolinea la Coldiretti - è il principale patrimonio del Paese che non viene adeguatamente tutelato e rispettato ed è invece spesso banalizzato, usurpato, contraffatto e sfruttato come dimostra il caso emblematico del falso Made in Italy di Stato rappresentato dal “Pecorino” prodotto completamente in Romania con i soldi dello Stato italiano, che sarà portato per la prima volta in piazza ‘in bella vista’ a disposizione delle Autorità e dei cittadini. Un esempio in cui lo Stato favorisce la delocalizzazione e fa concorrenza agli italiani sfruttando il valore evocativo del Made in Italy”. L’appuntamento è alle 9,30 di giovedì 15 marzo 2012 in piazza Montecitorio a Roma con migliaia di manifestanti che presidieranno anche il Ministero dello Sviluppo Economico in via Veneto 33 e la sede della Simest in Largo Ottavio Tassoni. “Sarà presentata - prosegue - un caso eclatante di spreco di risorse pubbliche a danno degli italiani ed una analisi sul valore del marchio Made in Italy e sulle opportunità economiche ed occupazionali che possono derivare da una sua più efficace tutela. Sarà l’occasione per affermare la centralità del settore agroalimentare quale una delle poche leve competitive di cui il Paese dispone per ricominciare a crescere, ma anche un modo per denunciare gli ormai troppi casi di disattenzione e sottovalutazione nei confronti di un settore che è patrimonio del Paese. Dal mancato divieto per legge del finanziamento di prodotti realizzati all’estero che imitano il vero Made in Italy alle sperequazioni determinate dall’Imu in agricoltura che aumenta in maniera maggiore per chi la terra la usa per vivere rispetto a chi la dispone per divertirsi o speculare, fino ai ritardi accumulati sull’applicazione della legge nazionale sull’etichettatura per fare sapere agli italiani quello che mangiano”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli