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AUMENTARE IL CONSUMO DI FRUTTA E VERDURA? UNA PRIORITÀ: RIDUCE I COSTI DELLA SANITÀ E HA IMPATTO SU OCCUPAZIONE E BILANCIA COMMERCIALE. COSÌ CONFAGRICOLTURA, CIA, FEDAGRI, LEGACOOP E AGRITAL ALL’APERTURA DI “MACFRUT 2012” (CESENA, 26/28 SETTEMBRE)

“Incentivare il consumo di frutta e verdura dà forza all’economia nazionale, riduce i costi della spesa sanitaria pubblica e ha un impatto importante sull’occupazione e sulla bilancia commerciale”. Così Confagricoltura, Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, in occasione dell’apertura di “Macfrut 2012”, evento di riferimento del settore ortofrutticolo di scena a Cesena dal 26 al 28 settembre (info: www.macfrut.com).
L’ortofrutta, spiegano le associazioni, è una risorsa importantissima per il Paese, che non va sottovalutata: “non è esagerato dire che aumentare il consumo di frutta e verdura è una priorità nazionale, ne beneficia anche la spesa sanitaria. Prevenire è meglio che curare. Corretti stili di vita e alimentari permettono di ridurre la spesa sanitaria. Una dieta quotidiana sbagliata, povera di frutta e verdura, crea un problema diretto alla Sanità pubblica”.
L’organizzazione mondiale della sanità raccomanda un consumo giornaliero di frutta e ortaggi di 400 grammi a persona per ridurre i rischi connessi alle patologie del benessere (obesità, malattie cardiovascolari e alcuni tumori). Oggi, in Italia si consuma circa il 25% in meno di frutta e verdura rispetto a dieci anni fa, un dato preoccupante per l’economia del settore, sottolineano le associazioni, ma ancor più impressionante se si pensa alla ricaduta sulla salute pubblica. Nello stesso periodo i costi del Servizio Sanitario Nazionale sono lievitati del 40,9% passando da 81,0 a 114,1 miliardi di euro e, secondo l’Osservatorio Nazionale sulla Salute, questa spesa è destinata addirittura a crescere, raggiungendo i 17 miliardi di euro nel 2015. Una dieta corretta, continuano le associazioni, che preveda il costante consumo di frutta e verdura ha effetti positivi per la salute, ad esempio riduce il rischio dell’ipertensione e quindi delle malattie cardiovascolari. I quasi 5 milioni di obesi italiani costano 1.700 euro a persona e hanno un impatto sulla spesa sanitaria pubblica del 6,7%, con un costo sociale annuo pari a 8,5 miliardi di euro. Insomma, una spesa che grava su tutti gli italiani per 138 euro l’anno. Secondo una ricerca Bocconi-Sant’Anna un cittadino obeso costerebbe al Servizio Sanitario Nazionale più del doppio di una persona normopeso. Il costo complessivo simulato, per il periodo 2010-2050, è pari a 347,5 miliardi di euro che vengono spesi per assistere milioni di cittadini che soffrono di obesità, ipertensione e di tutte quelle patologie generate da una cattiva alimentazione.
Il miglior investimento sulla salute resta la prevenzione. È sotto gli occhi di tutti, tuttavia, come la spesa degli italiani si sia purtroppo profondamente modificata, dal momento che si scelgono gli alimenti sempre più in base alle disponibilità del portafoglio. Il calo maggiore è attribuibile proprio alla frutta. Per contrastare questa tendenza, concludono le associazioni, occorrono misure intelligenti e straordinarie per attivare un processo virtuoso che riporti sulle tavole degli italiani e degli europei le giuste quantità di alimenti sani, necessari per il benessere fisico delle persone.

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