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COMMERCIO ESTERO: CON +21%, IL CIBO CRESCE PIU’ DEL DOPPIO. EMERGE DA UN’ANALISI COLDIRETTI, SUI DATI ISTAT DEL COMMERCIO ESTERO, CHE CONFERMA LA STRATEGICITÀ DEL BUON CIBO ITALIANO NEL TRAINARE LA RIPRESA ECONOMICA

Con un balzo record del 21% nel valore delle esportazioni l’agroalimentare made in Italy fa segnare a gennaio 2013 un tasso di crescita più che doppio sulla media (+8,7%) dopo il record di 31,8 miliardi di euro di fatturato all’estero fatto segnare nel 2012. Emerge da un’analisi della Coldiretti, sui dati Istat del commercio estero, che conferma la strategicità del buon cibo italiano nel trainare la ripresa economica.
Il vino - sottolinea la Coldiretti - è il prodotto agroalimentare più esportato con un valore record di 4,7 miliardi di euro nel 2012 seguito dall’ortofrutta fresca, dalla pasta e dall’olio di oliva che sono i componenti base della dieta mediterranea riconosciuta in tutto il mondo per le sue qualità salutistiche. Ma il successo del cibo italiano è dovuto anche al fatto che è diventato sinonimo di qualità con la conquista - continua la Coldiretti - del primato in Europa e nel mondo della sicurezza alimentare per il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite (0,3%) che sono risultati peraltro inferiori di 5 volte a quelli della media europea (1,5% di irregolarità) e addirittura di 26 volte a quelli extracomunitari (7,9% di irregolarità), secondo una elaborazione della Coldiretti sulle analisi condotte dall’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, su oltre 77.000 campioni di 582 alimentari differenti ed appena pubblicate nel Rapporto annuale sui residui di pesticidi negli alimenti.
Secondo i dati contenuti nel Rapporto - precisa la Coldiretti - il 98,4% dei campioni europei esaminati presenta residui entro i limiti, con la percentuale che sale addirittura al 99,7% nel caso dell’Italia che conquista il primato e scende al 92,1% per la media dei Paesi extracomunitari. Il successo del cibo italiano all’estero è la dimostrazione che nel grande mare della globalizzazione l’Italia si salva solo ancorandosi a quei prodotti, quei manufatti, quelle modalità di produzione che sono espressione diretta dell’identità nazionale, dei suoi territori, delle sue risorse umane.
L’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. All’estero - stima la Coldiretti - il falso made in Italy a tavola fattura 60 miliardi di euro e sono falsi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre.

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