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PRANZO E CENA MA “QUANTO MI COSTI”: MANGIARE IN ITALIA COSTA L’11% IN PIÙ DELLA MEDIA UE. I PIÙ CARI? LATTE, FORMAGGI E UOVA (+26%), CARNE (+15%), PANE E CEREALI (+14%). COSTANO MENO SOLO GLI ALCOLICI (-2%). COSÌ COLDIRETTI SUI DATI EUROSTAT 2012

Non Solo Vino
Tavole italiane più care che in Europa

Pranzo e cena ma “quanto mi costi”: la crisi incombe e il carrello della spesa degli italiani si alleggerisce sempre più, i consumi calano, ma i prezzi? Mangiare in Italia costa l’11% in più della media europea con punte del 26% per latte, formaggi e uova ma più cari sono anche i prezzi della carne (+15%), del pane e degli altri cereali (+14%). Costano meno solo gli alcolici (-2%). Parola dell’analisi Coldiretti sui dati Eurostat del 2012 che evidenziano come superato lo spread finanziario ad allontanare l’Italia dall’Europa c’è il sovrapprezzo che i cittadini nazionali devono pagare per apparecchiare la tavola.

Gli unici prodotti che in Italia sono leggermente più convenienti rispetto ai partner Europei sono, sottolinea la Coldiretti, i tabacchi (-1%) e le bevande alcoliche (-2%). Il Paese più caro per la spesa alimentare è comunque la Danimarca (+43% sulla media) mentre quello più a buon mercato è la Polonia (-39%). Il glob trotter del carrello per risparmiare in Europa dovrebbe comperare le sigarette in Ungheria (costano il 48% in meno sulla media Ue), gli alcolici in Bulgaria (-33%) dove più conveniente sono anche il pane e gli altri cereali (-43%), mentre la carne si paga il 45% in meno in Polonia dove anche latte, formaggi e uova hanno i prezzi più bassi (-37%). Tutto questo senza considerare però i livelli qualitativi e di sicurezza. Una situazione che, spiega la Coldiretti, riflette numerosi fattori che vanno dalla situazione economica generale dei Paesi alle abitudini a tavola ma che dipende anche dalle caratteristiche del sistema agroalimentare delle diverse realtà.

L’Italia, sottolinea la Coldiretti, è costretta ad importare oltre il 25% del proprio fabbisogno alimentare, ma la percentuale sale al 40% per latte e carne, per colpa di un modello di sviluppo industriale sbagliato che ha tagliato del 15% le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) con il risultato che è aumentata la dipendenza degli italiani all’estero per l’approvvigionamento alimentare con la produzione nazionale che nel 2012 è stata in grado di garantire appena il 75% del fabbisogno alimentare degli italiani, senza contare che ora oltre 5 milioni di cittadini si trovano in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni che riguardano ben il 9,8% dell’intero territorio nazionale.

La ragione del differenziale più elevato per i prezzi dei prodotti alimentari va ricercata in Italia anche, sottolinea la Coldiretti, nelle distorsioni presenti nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola considerato che i prezzi alla produzione agricola per alcuni prodotti come i cereali sono spesso determinati a livello comunitario se non addirittura internazionale. Per ridurre e intermediazioni e assicurare il miglior rapporto prezzo/qualità si sta però affermando a livello nazionale un modello di distribuzione alternativo fondato sulla vendita diretta dei produttori agricoli attraverso le fattorie, le botteghe d i mercati degli agricoltori di campagna amica dove, conclude Coldiretti, hanno fatto la spesa nell’ultimo anno ventuno milioni gli italiani per acquistare prodotti a chilometri zero prodotti del territorio.

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