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STOP DEFINITIVO ALLA COLTIVAZIONE DEL MASI OGM “MON810” IN ITALIA. LO STABILISCE IL DECRETO FIRMATO DAI MINISTRI DI AGRICOLTURA, SANITÀ E AMBIENTE. DIVISE LE ORGANIZZAZIONI AGRICOLE. COLDIRETTI APPLAUDE, CONFAGRICOLTURA NO: “LA RICERCA NON FA MALE”

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Stop definitivo alla coltivazione del masi Ogm Mon810 in Italia

Stop definitivo alla coltivazione del mais Ogm “Mon810” in Italia. Lo stabilisce il decreto interministeriale firmato dai Ministri delle Politiche Agricole, Nunzia de Girolamo, della Salute, Beatrice Lorenzi, e dell’Ambiente Andrea Orlano, che vieta in modo esclusivo la coltivazione di mais geneticamente modificato appartenente alla varietà MON810 sul territorio italiano. Il divieto è così in vigore fino all’adozione delle misure previste dal regolamento comunitario 178/2002 e comunque per un periodo di massimo diciotto mesi. Il provvedimento sarà immediatamente notificato alla Commissione europea e agli altri 27 Stati membri dell’Unione europea.
“Con i Ministri Lorenzin e Orlando avevamo preso un impegno preciso sugli Ogm, considerate anche le posizioni unitarie del Parlamento e delle Regioni. Con il decreto che abbiamo firmato oggi - spiega la De Girolamo vietiamo la sola coltivazione del mais Mon810 in Italia, colmando un vuoto normativo dovuto alle recenti sentenze della Corte di Giustizia europea. È un provvedimento che tutela la nostra specificità, che salvaguardia l’Italia dall’omologazione. La nostra agricoltura si basa sulla biodiversità, sulla qualità e su queste dobbiamo continuare a puntare, senza avventure che anche dal punto di vista economico non ci vedrebbero competitivi. Il decreto di oggi è solo il primo elemento, quello più urgente, di una serie di ulteriori iniziative, con le quali definiremo un nuovo assetto nella materia della coltivazione di Ogm nel nostro Paese”.
Il divieto di coltivazione del Mais “MON810” è motivato dalla preoccupazione sollevata da uno studio del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, consolidata da un recentissimo approfondimento tecnico scientifico dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, spiega una nota -che ne evidenzia l’impatto negativo sulla biodiversità, non escludendo rischi su organismi acquatici, peraltro già evidenziati da un parere dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare reso nel dicembre 2011.

Il decreto giunge a conclusione della procedura di emergenza attivata dal Governo nell’aprile 2013, ed è giuridicamente sostenuto anche dal precedente provvedimento di divieto di coltivazione di Organismi geneticamente modificati, fondato su analoghe motivazioni, adottato il 16 marzo 2012 dal Governo francese e tuttora in vigore.

Le sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione europea, cui l’Italia si conforma, ribadiscono la legittimità di misure di coesistenza che salvaguardino le colture tradizionali e biologiche, e che dovranno essere adottate dalle Regioni conformemente alla sentenza n. 116 del 2006 della Corte costituzionale, nel quadro di una organica e condivisa disciplina statale che definirà principi comuni al fine di garantire il rispetto della libera concorrenza e della libertà di iniziativa economica, a parità di condizioni sull’intero territorio nazionale.

Focus - La reazione di Coldiretti: “bene la decisione contro gli Ogm”

La decisione del Governo ha il sostegno di quasi otto italiani su dieci (76%) che si sono detti sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura, con un aumento del 14% rispetto allo scorso anno. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dell’ultimo sondaggio Ipr marketing in riferimento all’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto interministeriale che vieta nel territorio nazionale, a salvaguardia della diversità biologica, la coltivazione di varietà di mais MON810, provenienti da sementi geneticamente modificate, che porta la firma del Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e del Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. “La difesa della distintività italiana deve essere una priorità della politica perché da essa dipende l’esistenza stessa del Made in Italy che è il nostro petrolio, il nostro futuro, la nostra leva per tornare a crescere nell’alimentare e non” afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel commentare positivamente la firma del decreto che è “l’ unico strumento di cui disponiamo per risolvere definitivamente e rapidamente la questione”. Si tratta - precisa Marini - di un grandioso successo che premia l’impegno degli agricoltori della Coldiretti per affermare un modello di sviluppo sostenibile che ha garantito all’Italia primati nella sicurezza alimentare e nella tutela ambientale che tutto il mondo ci invidia. In questa occasione - continua Marini - voglio ringraziare i Ministri firmatari del decreto, la Conferenza delle regioni che ha approvato l’ordine del giorno a tutela della biodiversità ed i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari che alla Camera e al Senato hanno firmato una apposita mozione, ma anche tutti i movimenti e le associazioni che insieme a noi nella task force “Liberi da Ogm” senza ambiguità hanno combattuto in questi anni per difendere l’agricoltura dalle contaminazioni. Gli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura - conclude Marini - non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy. Il decreto consente, finalmente, l’adozione - spiega la Coldiretti - di misure provvisorie di emergenza che si sostanziano nel divieto di coltivazione ai sensi dell’art. 34 del regolamento 1829/2003 e dell’art. 54 del regolamento 178/2002, in conformità con la procedura di cui all’art. 53 del regolamento 178/2002, in attesa che l’Unione europea intervenga con specifiche azioni entro 18 mesi dalla data di pubblicazione del provvedimento. L’Italia si allinea, pertanto, al quadro degli interventi assunti dal Ministro dell’agricoltura francese in data 16 marzo 2012 per impedire anche nel proprio territorio la messa a coltura del mais MON810. Sono recentissimi e allarmanti, infatti, i dati riportati dal Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA) nel dossier che individua gli impatti della coltivazione del mais MON810 sulle popolazioni di lepidotteri e sugli imenotteri parassitoidi, così come preoccupanti risultano i rischi legati alla diffusione di parassiti secondari potenzialmente dannosi per altri tipi di colture. Un ulteriore studio condotto di recente dall’Istituto federale di tecnologia di Zurigo conferma i danni della coltivazione di OGM sulle larve di coccinella, soggette ad un rischio maggiore di mortalità.
Vale la pena ricordare che - sottolinea della Coldiretti - sono già 8 i Paesi europei (Francia, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Bulgaria, Polonia, Austria) che hanno adottato la clausola di salvaguardia per impedire la contaminazione dei propri terreni. In Europa - continua la Coldiretti - sono rimasti solo cinque paesi (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) a coltivare Ogm, con 129mila ettari di mais transgenico piantati nel 2012, una percentuale irrisoria della superficie agricola comunitaria pari a molto meno dello 0,001% della superficie totale di 160 milioni di ettari coltivati in Europa, secondo le elaborazioni Coldiretti.


Focus - La reazione di Confagricoltura: “a ricerca scientifica non ha mai fatto male a nessuno”
“Non si può far parte dell’Europa a singhiozzo. I divieti ed il bavaglio alla scienza probabilmente nascono dalla paura che le ricerche possano dimostrare - come a dire il vero hanno sempre dimostrato - che la coesistenza è possibile”.

E’ questo il commento di Confagricoltura sulla mozione parlamentare ed il decreto interministeriale in fase di approvazione che impegnerebbe a chiedere la clausola di salvaguardia per vietare la coltivazione di Ogm in Italia e impedirebbe comunque la ricerca in pieno campo.
“Forse si teme che possano rivelare su basi scientifiche, ad esempio, che un ettaro di mais OGM autoprotetto contro la piralide (l’insetto che attacca la pianta e la spiga del mais) contiene alla raccolta meno micotossine, sostanze tossiche per l’uomo e gli animali, prodotte dalle muffe che si sviluppano sulle ferite causate al mais da questo insetto”.

“Ci dicano se quei pochi ettari seminati con mais Mon 810 - ha commentato il presidente di Confagricoltura Mario Guidi - su quali basi scientifiche, sarebbero in grado di mettere a rischio l’ambiente, la salute dei consumatori e la biodiversità. E soprattutto non dimentichiamo che la coesistenza tra mais convenzionale, bio e transgenico è possibile, come affermano dal 2006 ventuno società e accademie scientifiche agricole. Studiare, sperimentare, conoscere - ha concluso Guidi - non ha mai fatto male a nessuno ed è alla base del progresso”.

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