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E SE LA TEORIA DELLA DECRESCITA FELICE NON FOSSE SOLO UN TOTEM IRREALIZZABILE? VICINO PARMA, A SETTEMBRE, PRENDERÀ CORPO LA VISIONE DELL’IMPRENDITORE GIOVANNI LEONINI: UN “AGRIVILLAGGIO” DI 60 ABITAZIONI DEL TUTTO AUTO SUFFICIENTE E A IMPATTO ZERO

E se la teoria della decrescita felice non fosse solo un totem irrealizzabile, una visione onirica della realtà troppo distante dalle concrete dinamiche del mondo di oggi, ma piuttosto una possibilità? A pensarla così, l’imprenditore agricolo parmense Giovanni Leoni, che a settembre darà definitivamente forma ai sogni, con il suo “Agrivillaggio”: 28 ettari su cui sorgeranno 60 abitazioni, un quartiere ecologico, come racconta la versione on line del Corriere della Sera, totalmente autosufficiente dal punto di vista alimentare ed energetico, fornito di negozi e servizi, dove nulla viene sprecato, tutto viene prodotto secondo i cicli naturali dell’agricoltura e i cui abitanti si muovono a piedi, in bici o con auto elettriche.
Un eco-villaggio, “unico al mondo”, spiega al Corriere della Sera Giovanni Leoni, capace di provvedere ai bisogni dei residenti nel rispetto dell’ambiente. Dove la filosofia del “chilometro zero” trova piena attuazione: “tra il consumatore residente nel villaggio e l’agricoltore non ci sono intermediari né sprechi di risorse per il trasporto: tutto viene prodotto all’interno dell’Agrivillaggio, a cominciare dai prodotti di stagione”.
Il cuore pulsante, “il polo energetico” come lo chiama Leoni, è la stalla già perfettamente funzionante e in linea con le migliori tecnologie, che sforna cibo, consente il riciclo dei rifiuti e produce energia (biogas, quindi metano). Il progetto di Leoni, vicino Parma, a Vicofertile, dove la campagna lambisce la prima periferia, non è un ritorno al Medioevo, “né una suggestione da eremita”, ma un modo diverso di pensare il futuro, l’alimentazione, l’abitabilità, i rapporti sociali. Un modello alternativo alle grandi megalopoli-dormitorio che parte dalla constatazione “dell’enorme debito ecologico che il genere umano ha ormai contratto con la Terra”.
Un modello che punta, nel rispetto dei cicli, a creare un mondo con più beni e servizi e un minor impatto ambientale: “a differenza di adesso, l’agricoltura del futuro dovrà partire dal fabbisogno ideale di ciascuno, guardando in faccia il consumatore”. È quella che Leoni chiama “agricoltura on demand”: “nel villaggio gli orti e i frutteti produrranno cibo per un migliaio di persone, anche se i residenti sono 200: l’eccedenza sarà venduta all’esterno”.
Se negli ultimi dieci anni Leoni ha potuto dedicarsi anima e corpo al progetto dell’Agrivillaggio, che decollerà ufficialmente all’inizio del 2015 per sfruttare la scia dell’Expo di Milano e che si è avvalso della consulenza di architetti, biologi e ingegneri, è grazie alla solidità della sua azienda agricola, leader nel settore, che produce ogni anno 1.500 forme di Parmigiano-Reggiano, 22.000 quintali di pomodori e 10.000 di cipolle. L’azienda - continua il Corriere della Sera - sarà il cuore pulsante dell’Agrivillaggio. È in essa che Leoni ha riversato le conoscenze accumulate nelle più diverse aree del mondo (dall’Argentina all’Australia) nel campo della sperimentazione agricola e ora confluite in una sorta di “fattoria didattica” per gli studenti delle scuole medie e superiori. Anche sul piano urbanistico il progetto presenta lati innovativi.
Ispirato dalle teorie dell’architetto Frank Lloyd Wright (“La città vivente”, 1958) e dalle transition towns fondate in Irlanda e in Inghilterra dall’ambientalista Rob Hopkins, l’Agrivillaggio prevede nuove concezioni abitative: “Case a un piano con un tetto che fa da terrazza sugli orti. Ogni modulo poggia su una piattaforma di cemento e ha una superficie di 18 metri quadrati. Saranno i residenti a scegliere la metratura: basterà aggiungere o togliere i moduli”.
Il costo della casa, fornita di fotovoltaico e solare termico, è volutamente basso per consentire a tutti di usufruirne: “Non si acquista la terra, che resta di proprietà dell’azienda, ma il diritto di superficie. Chi vuole può acquistare una quota che diventa una sorta di pensione integrativa”. Autogestita anche l’urbanizzazione. Non ci saranno fogne: “tramite la fitodepurazione i rifiuti vengono trasformati in cibo per piante, biomassa e quindi energia”. Di notte funzionerà un’illuminazione al passaggio. E poi c’è l’aspetto sociale: “La spesa a “Km 0”, la possibilità del telelavoro e i servizi del villaggio consentiranno ai residenti di dedicare più tempo ai figli e agli anziani”.
La grande incognita tra Leoni e il suo sogno si chiama, guarda caso, burocrazia: “stiamo aspettando il varo del Piano strutturale comunale, ci hanno assicurato una corsia preferenziale”. Anche perché Parma, come ricorda il Corriere, è governata da un “monocolore 5 Stelle”. E uno degli ispiratori dell’Agrivillaggio, nonché presidente della scuola, è Maurizio Pallante, teorico della “decrescita felice”, tanto cara ai grillini ...

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