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“IN ITALIA SONO MOLTO RIGOROSI I CONTROLLI FISCALI, E IL MANCATO RISPETTO DELLE REGOLE IMPOSTE DA BRUXELLES DA PARTE DI ALCUNI STATI SULL’INVECCHIAMENTO DEI BRANDY STA PROVOCANDO DANNI ENORMI ALLE DISTILLERIE ITALIANE”. AD ALZARE LA VOCE È ASSODISTIL

“In Italia sono molto rigorosi i controlli fiscali, cosa che non succede in altri Paesi dove non ci sono garanzie equivalenti o, in alcuni casi, non sono nemmeno contemplate. Il mancato rispetto delle regole imposte da Bruxelles da parte di alcuni Stati sull’invecchiamento dei brandy sta provocando danni enormi alle distillerie italiane”. La denuncia arriva da Assodistil (Associazione Nazionale Industriali Distillatori di Alcoli ed Acquaviti, www.assodistil.it). “Il problema si riscontra in Paesi con forte tradizione vitivinicola come la Spagna - precisa Antonio Emaldi, presidente Assodistil - quanto nei Paesi di recente ingresso in Ue”. In Italia, il periodo di invecchiamento indicato in etichetta corrisponde a quello in cui i brandy hanno riposato in legno. Al contrario, denuncia l’associazione degli industriali distillatori, “nonostante norme e organismi di controllo vi sono operatori che immettono sul mercato brandy e acquaviti di vino invecchiate per un periodo inferiore a quello riportato nei documenti di accompagnamento, con una conseguente forte oscillazione dei prezzi dei vini da tavola utilizzati come materie prime. Su questa battaglia - sottolinea il presidente - abbiamo ottenuto il sostegno del Ministero delle Politiche Agricole, ma ci sarà bisogno anche della collaborazione dell’Agenzia delle Dogane affinché si coordinino con le omologhe amministrazioni degli altri Stati membri”.

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