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Il clima avverso “taglia” del 35% la produzione dell’“oliveto Italia”: raccolte 302.000 tonnellate di olio di oliva sui 464.000 della campagna 2013. A dirlo è una prima valutazione effettuata da Ismea con Aifo, Cno, Unaprol e Unasco

Non Solo Vino
Giù del 35% la produzione di olio 2014

Il clima avverso “taglia” del 35% la produzione 2014 dell’“oliveto Italia”: raccolte 302.000 tonnellate di olio di oliva sui 464.000 (dato Istat) della campagna 2013. È quanto emerge da una prima valutazione effettuata da Ismea con la collaborazione delle organizzazioni degli operatori Aifo, Cno, Unaprol e Unasco. La riduzione di oltre un terzo, affermano gli analisti di mercato, è il risultato di una media che si colloca a metà di una forbice di stima compresa tra 286.000 tonnellate (-38%) e 310.000 tonnellate (-33%).

“Un calo significativo - spiega l’Ismea - ma meno accentuato rispetto a quello della Spagna, leader mondiale, che a causa dell’andamento climatico negativo ha addirittura dimezzato i livelli di produzione rispetto al dato 2013”.

A subire i contraccolpi di una situazione sfavorevole anche sotto l’aspetto fitosanitario (il clima avverso ha favorito gli attacchi di patogene, in particolare la mosca dell’olivo) sono stati tutti i principali poli produttivi regionali.

Sia in Puglia che in Calabria si prevede una contrazione di oltre un terzo dei quantitativi prodotti rispetto al 2013, mentre Sicilia e Campania subirebbero tagli rispettivamente del 22 e del 40 per cento. Quasi dimezzata la produzione del Centro Italia, con sviluppi altrettanto negativi nelle regioni settentrionali.

Il mercato ha già reagito in Italia con un aumento dei prezzi alla produzione. L’olio italiano, che mantiene un ampio divario positivo rispetto al prodotto spagnolo, ha toccato in media punte di 4,40 euro al chilogrammo franco frantoio, un valore superiore di quasi il 50% ai livelli dell’anno scorso.
Lo spread con gli oli spagnoli sta inoltre velocemente allargandosi, con la media di ottobre che ha visto il differenziale di prezzo tra Roma e Madrid portarsi a 1,47 euro al chilogrammo, contro 0,43 euro rilevati in media nel 2013.

Gli oli italiani, oltre a un prezzo più alto, che attesta il riconoscimento di una migliore qualità da parte dei mercati internazionali, stanno beneficiando di una forte spinta dell’export.
Tra gennaio e luglio di quest’anno le vendite all’estero, grazie ai progressi in Nord America, Giappone e Unione europea, sono aumentate in volume del 13% rispetto ai primi sette mesi del 2013. Ancora più sostenuta la dinamica degli oli extravergini, il prodotto di maggior pregio, con l’export cresciuto del 18% su base annua.

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