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Se il 2014 è stato l’anno della “ripresa che non c’è stata”, il 2015 sarà, se non altro, quello della “luce in fondo al tunnel” ma, secondo il Rapporto Coop “Consumi e distribuzione”, il comparto alimentare continuerà a soffrire

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Rapporto Coop “Consumi e distribuzione”: anche nel 2015 l’alimentare continuerà a soffrire

Se il 2014 è stato l’anno della “ripresa che non c’è stata”, il 2015 sarà, se non altro, quello della “luce in fondo al tunnel”. Le famiglie italiane allenteranno, seppur di poco, la cinghia, il recupero benché lieve del Pil, quantificabile in un + 0,5%, consentirà un minimo di sollievo e i consumi delle famiglie, che già nel 2014 hanno smesso di cadere (+0,3%), mostreranno nel 2015 qualche segno positivo: in totale un +0,7%. Sono i dati e le previsioni del Rapporto “Consumi e distribuzione” di Coop (la catena della distribuzione più grande d’Italia, con il 19,1% della quota di mercato, per 12,7 miliardi di euro di fatturato, di cui l’80% grazie al food & beverage), che sottolineano come la spesa degli italiani sia destinata a contrarsi ancora per tre settori, i carburanti (ancora in contrazione nel 2015 del -2,0%), l’abbigliamento e il cibo che, tra il 2006 e il 2014, è, purtroppo, arretrata di ben 12 punti percentuali e, proiettandosi verso il 2016, le cose non sembrano affatto migliorare: i consumi risultano in termini reali ancora inferiori di quasi 20 miliardi sui livelli di 10 anni prima.
Nel 2015 si rafforzeranno gli stili alimentari emergenti: le diete bio, veg, gluten free e per le intolleranze alimentari faranno comunque segnare incrementi a due cifre. Nell’alimentare gli italiani, in questo clima di austerità, hanno maturato una eccezionale capacità di innovazione ,che consente loro di rivoluzionare il carrello della spesa e di difendere il proprio livello di consumi pur continuando a risparmiare. Essi si giovano di un mercato retail sempre più ricco di opportunità dove al fianco della Gdo si riqualificano gli operatori tradizionali, si affermano soprattutto i nuovi specializzati (chimico, bio, surgelati, specialties alimentari) e crescono le nuove forme di approvvigionamento nostore (autoproduzione, gruppi d’acquisto, vendita diretta, eCommerce).
Anche per queste ragioni le vendite della Gdo fanno segnare a Natale una ulteriore battuta d’arresto (riduzione superiore ai 2 punti percentuali in dicembre) e chiudono l’anno con una variazione negativa intorno all’1%. Per la Gdo si chiude uno degli anni peggiori in termini di fatturato, ma le previsioni 2015 sembrano segnare una lieve inversione di tendenza (+0,4%) che privilegerà sopratutto i freschi, i punti vendita di dimensioni medio-grandi e ancora una volta i discount.
Nonostante la lieve ripresa prevista, non c’è da gridare al miracolo, perché continuano a gravare sulle famiglie preoccupazioni di non poco conto, a partire dal dramma disoccupazione (reale o temuta) che ferisce le propensioni agli acquisti; è vero d’altronde che alcuni non sono più procrastinabili e, infatti, dall’aggregato emerge il recupero dei beni durevoli rimandati sine die e il cui rinnovo è diventato impellente (è il caso dei grandi elettrodomestici +1,2%, ma anche l’auto +2,5%), prosegue il trend favorevole dei prodotti legati alla connettività mobile (smartphone, tablet ed altri wearable device), anche se il vero vincitore sarà ancora nel 2015 e negli anni a venire il mondo dell’online: l’eCommerce fa segnare nella stagione natalizia una crescita stimabile in quasi il 30% e dai 14 miliardi del 2014 è atteso triplicare nel prossimo quinquennio oltre quota 40 miliardi annui. In fondo alla classifica dei consumi restano i carburanti (ancora in contrazione nel 2015 del -2,0%) l’abbigliamento e l’alimentare.
“Il recupero del reddito disponibile reale a disposizione delle famiglie è il dato significativo su cui si chiude il 2014 e si apre il 2015 - spiega Albino Russo, responsabile dell’Ufficio Studi Economici di Ancc/Coop - Associazione Nazionale delle Cooperative di Consumatori, che cura il rapporto annuale “Consumi e distribuzione” - ed è frutto di diverse azioni: sicuramente la politica fiscale meno restrittiva varata dal Governo (il bonus fiscale, la possibilità di trattenere in busta paga l’accantonamento di fine rapporto) ma anche gli effetti della minore inflazione e il crollo del prezzo del petrolio. È altrettanto significativo però che a fronte di un aumento dei redditi reali non si registri un più robusto aumento dei consumi. L’Italia è un paese vecchio e immobile, che potrà tornare a guardare con fiducia al futuro solo quando i redditi e la ricchezza smetteranno di essere ostaggio di quanti non trovano motivo di spenderli e potranno invece essere utili ai progetti di vita delle nuove generazioni fin qui frustrati da questa lunghissima recessione”.

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