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L’export agroalimentare chiude il 2014 in crescita sul 2013, con 34 miliardi di euro movimentati. Ma, a preoccupare la Cia, c’è il dimezzamento del trend del tasso di crescita, che paga l’embargo russo e la mancanza di politiche di sostegno

Le cifre dell’export 2014 dell’agroalimentare, dietro ad un buon risultato in termini di valori, con 34 miliardi di euro movimentati, e una lieve crescita in termini percentuali sull’anno precedente, nascondono qualche motivo di inquietudine, almeno secondo il presidente della Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, Dino Scanavino, che sottolinea come, al di là del dato assoluto, “il trend del tasso di crescita si è bruscamente dimezzato. Questo dato è allarmante, l’agricoltura si è trovata, ancora una volta, senza il sostegno delle politiche, a far fronte a congiunture sfavorevoli e in particolare all’effetto negativo dell’embargo Russo”.
“Le misure di sostegno ai produttori, come denunciammo nella fase decisionale, si sono rivelate fortemente inadeguate. Alcuni prodotti - continua Scanavino - hanno perso importanti fette di mercato, che avevano conquistato con grande fatica negli anni. La questione dell’embargo, rischia di essere una scure che la nostra agricoltura porterà sulla sua testa per anni. Non è facile, ora, riconquistare porzioni di mercato che nel frattempo sono state occupate da altri competitori agguerriti”.
“L’export è troppo importante - spiega Scanavino - per il nostro Paese e per il nostro agroalimentare, se si vuole far ripartire il Paese, tornando a crescere. Ma questo processo non può passare attraverso il solo sacrificio degli agricoltori che vanno accompagnati con azioni di sostegno, mirate e lungimiranti. Noto purtroppo - conclude il presidente della Cia- una pericola disattenzione per il settore da parte delle Istituzioni”.

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