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Sanno di cosa sono ricchi gli alimenti, cosa sono gli Ogm, il consumo equo-solidale, la filiera corta e in famiglia parlano di non spreco. Ma non fanno 5 pasti al dì e non sono paladini della dieta varia. Ecco gli adolescenti italiani visti da Coop

Perché, in fatto di alimentazione, gli adolescenti italiani sono promossi in teoria e meno in pratica? Il 70-80% (percentuale che varia a seconda dell’alimento) sa rispondere correttamente sulla presenza prevalente (nell’alimento considerato) di proteine o vitamine o carboidrati. Il 70% ha sentito parlare di Ogm (ma il 50% sostiene che si riconoscono dall’aspetto), più del 44% dà una definizione corretta di consumo equo e solidale e il 16% di filiera corta. Anche sul non spreco alimentare mostrano interesse e sfiora il 55% la percentuale di coloro che ne parlano in famiglia, spesso o qualche volta. Quando però si passa dalla teoria alla pratica la situazione si capovolge: la regola aurea dei 5 pasti al giorno è ben lontana dall’essere rispettata (solo il 32% del campione), mangiano più frutta che verdura, ma salumi e dolci non mancano mai. E non sembrano nemmeno essere paladini di una dieta variata, divisi a metà tra chi mangia sempre le stesse cose e chi solo ciò che gli piace. E se a genitori più consapevoli corrispondono abitudini alimentari migliori, più dell’80% parteca alla spesa. L’alimento che “conoscono” di più? È la frutta (l’85,5% sa che contiene in grande prevalenza vitamine), mentre il più “misterioso” sono i legumi (oltre il 43% crede che contengano vitamine o carboidrati). Infine, i giovani italiani amano il cibo etnico, e su tutte, la cucina cinese. A dirlo è la ricerca “Adolescenza, alimenti per crescere” realizzata in collaborazione con Coop da Sima (Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza) e dall’Associazione Laboratorio Adolescenza, di scena oggi all’Expo, dove la Coop ha fatto incontare i ragazzi con un mito della canzone italiana: Roberto Vecchioni.
Scendendo nel dettaglio della ricerca promossa dalla Coop - su un campione rappresentativo di oltre 2.000 studenti di terza media (età compresa fra i 12-14 anni) - se pranzo e cena sono sostanzialmente appuntamenti irrinunciabili per gli adolescenti italiani, la merenda di metà pomeriggio è oramai una eccezione piuttosto che una regola (la pratica metodicamente il 33% del campione). A pranzo e a cena pane e pasta la fanno da padroni, spunta un po’ a sorpresa un discreto consumo di frutta (oltre il 50%), molto basso invece il consumo abituale di pesce e legumi, le verdure compaiono quotidianamente, ma per poco più del 40% del campione, non mancano mai invece salume e dolci. In controtendenza la scelta dell’acqua nei pasti; se primeggia con un buon 64% l’acqua minerale naturale, al secondo posto si colloca l’acqua di rubinetto.
Andando a osservare più da vicino lo spaccato alimentare ci si accorge però che esistono scostamenti tra i desiderata dei ragazzi e ciò che gli stessi si trovano nel piatto se è vero che al 40,3% degli intervistati piacciono molto le uova, ma solo il 7,9% le mangia spesso. Analogo il raffronto tra pesce desiderato e consumato (39,4% versus 7,3%) e legumi (25,5 versus 12,1%). Segno, in questo caso, di un campo d’azione lasciato inevaso da parte delle famiglie che potrebbero viceversa spingere maggiormente su alimenti consigliati.
L’indagine tra l’altro dedica ampio spazio proprio all’influenza che le famiglie mediamente hanno sui comportamenti alimentari di una generazione ancora così giovane e come è prevedibile a genitori più consapevoli corrispondono abitudini alimentari migliori. Persiste d’altronde il rito della spesa familiare, un classico dell’Italia del boom economico che sembrerebbe resistere malgrado i sette anni di crisi. Più dell’80% del campione partecipa alla spesa con la famiglia che è comunque un’esperienza condivisa (più del 62% del campione dichiara di contribuire alla scelta dei prodotti). E nel farlo sembra più condizionato da ciò che consiglia un amico che dai messaggi pubblicitari.
Anche a livello di cibo infine gli adolescenti italiani si dimostrano cittadini del mondo. Il 35% esplora per curiosità le cucine etniche, un 20% già le stima e solo un 6% si iscrive al partito dei detrattori. La più sperimentata è la cucina cinese (il 37% dichiara di averla assaggiata) anche se la più gradita è la mediorientale (85,2% il tasso di gradimento) e la più temuta tanto da non volerla nemmeno provare è l’africana (48,8%).

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