02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Due consumatori su tre in Usa sono ingannati dall’“Italian sounding”. “Il 67% pensa a prodotti di origine italiana quando trova il “Parmesan” confezionato con richiami ai nostri simboli nazionali”. A dirlo l’indagine Consorzio del Parmigiano Reggiano

Non Solo Vino
Due consumatori americani su tre sono ingannati dall’“Italian sounding”

Due consumatori americani su tre sono ingannati dall’“italian sounding”. “Il 67% pensa a prodotti di origine italiana quando trova il “Parmesan” confezionato con richiami ai nostri simboli nazionali”. A dirlo è un’indagine del Consorzio del Parmigiano Reggiano (www.parmigianoreggiano.it). “I dati non lasciano dubbi: il termine “Parmesan” non è affatto generico - come sostengono, invece, le industrie casearie americane - ma identifica un formaggio duro con una precisa provenienza geografica, che il 90% degli intervistati indica senza alcun dubbio nell’Italia - dice il direttore del Consorzio, Riccardo Deserti - abbiamo mostrato agli intervistati due confezioni di “parmesan” made in Usa di cui una senza richiami all’Italia e l’altra caratterizzata da evidenti richiami al Tricolore. Già nel primo caso il 38% dei consumatori ha indicato il prodotto come formaggio di provenienza italiana, ma la situazione è apparsa ancora più grave di fronte alla confezione caratterizzata da elementi di “italian sounding” (ad esempio la bandiera tricolore o monumenti e opere d’arte italiane): in tal caso, infatti, il 67% degli acquirenti americani è convinto di trovarsi di fronte ad autentico prodotto italiano”.
“Un inganno - sottolinea il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai - che negli Usa colpisce decine di milioni di consumatori e che costituisce un grave pregiudizio all’incremento delle nostre esportazioni e, conseguentemente, un danno palese anche per i nostri produttori”.
“A parlare chiaro, ancora una volta, sono le cifre: gli Usa - si legge nell’indagine - si collocano al terzo posto (dopo Germania e Francia) nella classifica delle esportazioni di Parmigiano Reggiano. Negli States, infatti, nel 2014 sono giunte 6.597 tonnellate di Parmigiano Reggiano, corrispondenti al 17,8% delle esportazioni complessive (44.000 tonnellate), e nei primi otto mesi del 2015 si è registrato un incremento del 28,8%, ed è proprio questo flusso in crescita che potrebbe letteralmente esplodere se venisse quantomeno ridotta la quantità di prodotto che negli Usa si richiama esplicitamente all’Italia”.
“La battaglia aperta in sede di negoziati Ttip - afferma Alai - non sarà certo facile, perché quelle 100.000 tonnellate di prodotto che circolano negli Usa sono irregolari alla luce della legislazione europea sulle Dop, ma non vengono ancora considerate tali dall’industria e dalla legislazione americana. Una delle chiavi di volta per sconfiggere il prodotto che si richiama al Parmigiano Reggiano e all’Italia - conclude Alai - potrebbe essere proprio questa ricerca che a inizio 2016 presenteremo a Bruxelles e che dimostra inequivocabilmente come i consumatori americani vengano tratti in inganno da pratiche che si traducono in un palese danno per i nostri produttori, titolari della Dop più contraffatta, imitata ed evocata nelle denominazioni che circolano negli Stati Uniti”.
“Va sottolineata l’importanza dell’indagine del Consorzio del Parmigiano Reggiano - ha dichiarato De Castro, relatore per il Ttip alla Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo - perché offre una pista interessante per un possibile accordo in ambito Ttip tra la posizione delle delegazioni europea e americana. Spostando infatti l’attenzione dal produttore al consumatore, si hanno terreni reciproci di interesse che si avvicinano. In fondo noi chiediamo un’alleanza con i consumatori americani, perché vogliamo che l’accordo offra informazioni corrette sui prodotti. Questo - conclude - può essere un interessante terreno di dialogo su cui trovare un accordo finale che può avvicinare le posizioni di Stati Uniti ed Europa e che, nello stesso tempo, può dare una risposta concreta di un avanzamento sul tema delle Indicazioni Geografiche che è basilare in quanto, come più volte ricorda la nostra commissaria Cecilia Malmstrom, senza un avanzamento su questo capitolo non ci sarà accordo”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli