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Consumi in ripresa nel 2016, anno della “speranza”, anche per il cibo (+0,3%), ma meno della media nazionale (+1,4%), anche se il 20% degli italiani vuole spendere di più per la qualità di quello che porta in tavola. Così il rapporto Coop

Il 2016 sarà l’anno delle “speranza”, parola che meglio descrive l’anno appena inziato per il 33,8% degli italiani e, forse, anche di un piccolo aumento dei consumi, visto che a fronte di un 55,5% di persone che non prevede variazioni rilevanti, c’è un 17,8% che li dichiara in aumento, su un 16,2% che li stima in calo. E a crescere, anche se meno di altre categorie merceologiche, il cibo (+0,3%, su un dato complessivo del +1,4%), con il 20% degli italiani che vuole spendere di più per la qualità di quello mangia a casa, anche se con un nuovo modello di consumo più orientato alla sobrietà, alla riduzione degli sprechi e alla minore ostentazione, e con un 15,3% che spera di poter investire di più anche in cene e pranzi fuoricasa. Sono alcuni degli atout che emergono del sondaggio di inizio anno e le previsioni sui consumi 2016 di Coop, all’indomani delle festività, desumibili dal “Rapporto Coop” redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Ref. Ricerche, il supporto d’analisi di Nielsen e i contributi originali di Gfk, Demos, Doxa, Nomisma e Ufficio Studi Mediobanca (ora in versione completa dopo l’anteprima digitale dello scorso settembre).
Un rapporto dal quale, insomma, si respira una certa fiducia, anche sul fronte cibo, e che testimonia anche come “Expo non sembra essere passato invano, e come dai desiderata la tavola è luogo di sperimentazione: se per il 30% cresce l’interesse verso i prodotti del territorio, consumerà più bio un italiano su quattro, il 21% metterà nel piatto meno carne e starà più attento alla propria dieta.
Qualità e benessere convivranno però a lungo con l’attenzione al risparmio e la rinuncia al superfluo: il 40% degli italiani nel 2016 presterà maggiore attenzione agli sprechi alimentari e il 27% vuole dedicarsi maggiormente all’home made (pizza, dolci, marmellate e altre preparazioni domestiche). Più tradizione, invece, e meno digital food - spiega Coop - per le modalità di approvvigionamento alimentare che solo in minima parte, almeno stando alle intenzioni, si indirizza verso l’e-commerce. L’attitudine al “local” porta con sé la tendenza a rivolgersi a canali alternativi come l’acquisto diretto dagli agricoltori (poco più del 20%), l’autoproduzione (“coltiverò un orto” è l’ambizione per il 14,1% del campione) e il discount come meta preferita da un altro 14%. In questo contesto i fatturati della grande distribuzione rafforzeranno lievemente il positivo risultato del 2015, ma rimarranno comunque sotto la soglia dell’1% a totale assortimento. Nel 2016 resteranno in negativo le vendite del non food ma torneranno a crescere oltre la media i prodotti freschi a peso variabile. Si ridurrà ancora lievemente la pressione promozionale mentre il carrello perderà ancora un piccola porzione del suo valore medio (effetto mix) ma con un processo di progressiva decelerazione”.
Di certo a livello generale, non mancano comunque anche le aspettative negative: se per il 14,3% la parola chiave del 2016 sarà “cambiamento”, per il 14,2% del campione è il timore il sentimento dominante. Timore, ma non crisi (la identifica con il 2016 solo l’8,5% degli intervistati), mentre l’idea di ripresa schiaccia quella della rinuncia (12,2% contro il 2,6%). Nelle intenzioni di spesa sono i millenials e i ceti più agiati a prevedere i maggiori incrementi di consumo. Il 42% ha voglia di vacanze, il 32% tornerà a divertirsi.Più ottimisti nelle regioni centrali e nel Nord Ovest, invece rimangono negative le prospettive di consumo al Sud.
“Tali intenzioni di spesa, il lieve miglioramento del mercato del lavoro e la favorevole congiuntura macroeconomica inducono a pensare che i consumi delle famiglie - spiega Coop - cresceranno nel 2016 dell’1,4%: la variazione più ampia dell’ultimo decennio. A dispetto di tale incremento, dopo la crisi, i consumi procapite nel 2016 saranno ancora ai livelli degli anni Novanta, comunque più bassi di oltre 1.700 euro sul 2007 (-9%). Gli acquisti natalizi nel mese di dicembre della grande distribuzione confermano il lieve incremento delle vendite dell’ intero 2015, facendo segnare un valore di circa mezzo punto percentuale in più rispetto all’anno precedente. La sola settimana di Natale fa registrare un +3%, a dimostrazione di quanto gli acquisti siano oramai un fenomeno last minute”.
Ma la fotografia che emerge è quella di un sentiment tutto sommato in linea con una ripresa economica ancora flebile guidata più dai consumi delle famiglie rimotivate da una piccola variazione positiva del loro potere d’acquisto e dall’economia globale che traina le nostre esportazioni. Calma piatta invece per l’attività produttiva interna con gli investimenti che, fatta eccezione per il settore auto, nel 2015 sono rimasti al palo; ancora inferiori del 30% sui massimi del 2007.
“E se fortunatamente continua a scendere la quota di famiglie senza disponibilità finanziarie dopo aver soddisfatto i bisogni essenziali (23% nell’ultimo trimestre rispetto al 27% del 2013) non c’è comunque da gridare al miracolo. Se per i Millenials e le fasce di reddito più alte il dato sulla previsioni di consumo è in positvo, le intenzioni di spesa restano infatti negative per gli adulti (oltre i 35 anni d’età), il Sud e soprattutto per le famiglie in condizioni economiche più disagiate. Tra i sogni nel cassetto - spiega Coop - gli italiani inseriscono per il 2016 un pò di sano edonismo a cui giocoforza avevano dovuto rinunciare sotto il giogo della crisi. Così quasi il 42% dichiara di voler smettere di rinunciare a viaggi e vacanze, quasi il 32% tornerà a godersi spettacoli e svaghi; al terzo posto tra le ambizioni degli italiani, ancor prima di pensare all’auto o alla casa, trova nuova centralità il cibo, tanto che, come detto, il 20% ambisce ad incrementare la qualità. Seguono a pari merito la vecchia mania della ristrutturazione della casa e la nuova ossessione della palestra e della cura di sé (entrambe intorno al 16%)”.
Se poi si vanno a osservare le singole voci, cresceranno nel 2016 in misura più netta i consumi cui gli italiani avevano rinunciato con più difficoltà e quelli imposti dalla nuova “cittadinanza digitale”. “Aumenteranno infatti ancora del 9% gli acquisti di smartphone (ma a prezzi sempre più bassi), torneranno al segno più dopo anni di declino i servizi e i prodotti ricreativi (cinema, teatri, intrattenimento, ristoranti, viaggi e vacanze), le spese il benessere personale (palestre, spa, medicinali, badanti) e quelle per il miglioramento dell’ambiente domestico (ristrutturazioni edilizie, upgrading elettrodomestici, arredamento). Rimarranno invece ancora in territorio negativo - precisa Coop - sopratutto i consumi fagocitati da internet e la connettività mobile. I servizi telefonici sostituiti dai messanger gratuiti, naturalmente i servizi postali, i prodotti editoriali messi in discussione dalla immediatezza e la gratuità delle news on-line e dei social media. Rimangono allo stesso modo sotto la media dell’anno anche le spese per l’auto e gli altri mezzi di trasporto, per l’alimentare e l’abbigliamento”.

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