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Dal 2008 sono crollate le vendite degli alimenti della dieta mediterranea, dall’olio al vino, dalla pasta al pane, come racconta l’analisi Coldiretti sugli effetti della spending review. Ma, nel 2015, il made in Italy torna a correre anche in casa

La crisi ha tagliato i consumi alimentari, ma ha anche profondamente modificato le abitudini degli italiani, che sono stati costretti a dire addio ai prodotti base della dieta mediterranea, dall’olio al vino, dall’ortofrutta alla pasta fino al pane, sceso al minimo storico dall’unità d’Italia, con pericolosi effetti per la salute. Emerge da un’analisi della Coldiretti, diffusa in concomitanza del rapporto Osservasalute, che prende in esame la spending review degli italiani nel carrello della spesa a partire dal 2008, con l’inizio della crisi. Il crollo più pesante ha colpito l’olio di oliva, riconosciuto unanimemente come elisir di lunga vita, con acquisti in calo del 25% e consumi a persona scesi a 9,6 chili all’anno, dietro la Spagna (10,4 chili) e la Grecia che, con 16,3 chili, domina la classifica. Anche per il vino si è avuto un forte contenimento, con una riduzione nello stesso periodo del 19% nei consumi, che adesso si aggirano complessivamente attorno ai 20,5 milioni di ettolitri, tanto che l’Italia è stata raggiunta sul podio dei principali paesi consumatori mondiali di vino dalla Germania.
Molto preoccupante è la situazione per la frutta e verdura fresca perché, per effetto di un calo del 7%, i consumi per persona si sono fermati a poco più di 130 chili all’anno, che equivalgono a non più di 360 grammi al giorno, rispetto ai 400 grammi consigliati dall’organizzazione mondiale della Sanità. Ma soprattutto, si è ancora molto distanti da un’altra delle importanti raccomandazioni sugli stili alimentari, che riguarda il numero di porzioni di frutta e verdura assunte ogni giorno: in Italia solo il 18% della popolazione di età superiore a 3 anni consuma quotidianamente almeno 4 porzioni di frutta e verdura. In calo il consumo di pasta, anche se gli italiani restano i maggiori consumatori, per un quantitativo di circa 26 kg all’anno a persona, che è tre volte superiore a quella di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quella di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quella di un giapponese.
Non è invece mai stato così basso il consumo di pane degli italiani, che è sceso al minimo storico, per un quantitativo di circa 90 grammi, pari a meno di due fettine di pane al giorno (o due rosette piccole) a persona, secondo le analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che dall’inizio della crisi gli acquisti sono praticamente dimezzati. Un trend negativo rispetto al quale si è però assistito nel 2015 a una significativa inversione di tendenza, con un aumento degli acquisti dei prodotti della dieta mediterranea che va dal +5% per il pesce al +19% per l’olio di oliva, ma cresce anche la spesa per la frutta (+5%), per gli ortaggi freschi (+3%) e per la pasta secca (+1%), simbolo di un deciso orientamento a privilegiare cibi salutari per una maggiore consapevolezza dello stretto rapporto tra alimentazione e benessere.

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