C’è tanta confusione intorno ai fondi Pac, perché i criteri secondo cui verranno erogati i fondi Ue nel quinquennio 2016-2020 sono cambiati, e 180.00 agricoltori stanno ancora aspettando la liquidazione di milioni e milioni di crediti dal 2015, tanto che Cia, Confagricoltura e Copagri hanno deciso di scendere in piazza, il 5 maggio, in diverse città d’Italia. Nonostante proprio ieri l’Agea abbia avviato l’iter per far arrivare alle aziende i finanziamenti dovuti, quelli della seconda tranche del 2015.
La denuncia di Cia, Confagricoltura e Copagri è ben precisa: gli organismi pagatori non hanno ancora liquidato ciò che spetta a 180.000 aziende agricole, che ormai sono sull’orlo del collasso. Per questo gli agricoltori scenderanno in diverse piazze d’Italia, da Roma a Bologna fino a Catanzaro, per chiedere lo sblocco immediato dei pagamenti della Pac 2015, ma anche risposte a vecchie e irrisolte problematiche, come il peso della burocrazia per le aziende agricole, gli insostenibili prezzi all’origine dei prodotti e l’esorbitante divario tra i prezzi al campo e quelli fatti pagare ai consumatori.
“Nel 2003 - denunciano gli agricoltori della Cia - scendevamo in piazza per gli stessi identici motivi: sembra tutto fermo, anzi è tutto fermo. Questo immobilismo istituzionale, senza una vera svolta dinamica delle politiche per il Settore può portare alla chiusura di migliaia di attività, in breve tempo. Oggi, come 13 anni fa, una pratica di subentro in un’azienda agricola produce una quantità di carta superiore ai 20 chilogrammi, per ottenere le liquidazioni delle spettanze europee per le produzioni ci vogliono mediamente due anni, e un agricoltore per pagarsi un biglietto del cinema deve vendere 30 chili di melanzane”.
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