A vederlo in azione, il robot - perché di questo, alla fin fine, si tratta - creato dalla texana BeeHex (www.beehex.com), start-up fondata all’inizio di quest’anno dall’ingegnere statunitense Arjan Contractor, non sembra poi così impressionante: o meglio, sarebbe facile archiviare l’intero progetto nella variopinta categoria dello “strano ma vero” applicata al cibo e procedere oltre (https://goo.gl/cLq9AS). Ma se si considera che lo stesso Contractor ha collaborato con la Nasa per lo sviluppo della loro prima stampante 3D alimentare ben tre anni fa (http://goo.gl/MPBKVj), con la prospettiva di utilizzarla per una potenziale missione con equipaggio umano in direzione di Marte, allora la cosa assume connotati ben diversi. E non solo perché il modello di BeeHex si focalizza sulla pizza, creandone una pronta da infornare in maniera completamente automatizzata in quattro minuti, e sulla base di specifici parametri impostabili con un’app dall’utente, che può deciderne forma, condimenti e consistenza.
Il fenomeno della stampa 3D è ancora in fasce, ma secondo gli analisti del settore è dotato di tutte le potenzialità per rivoluzionare una moltitudine di campi dell’agire umano - quindi, perché no, anche la cucina, e non solo durante un viaggio spaziale. Se infatti la varietà di cibo è un fattore essenziale per la salute psicofisica di ogni essere umano, e quindi anche degli astronauti, allora perché negarsi a priori il piacere - più che plausibile nel medio periodo - di potersi creare una pizza personalizzata in maniera completamente automatica? Certo, allo stato attuale delle cose Beehex sta focalizzandosi sul mercato b2b, ed è facile immaginare che le prime applicazioni pratiche del suo progetto saranno poco più che distributori automatici, o un ammenicolo quasi decorativo in qualche mensa aziendale della Silicon Valley. Ma, come sempre quando si parla di tecnologia, il punto focale non è quanto fatto finora, ma quale sarà lo stato dell’arte fra cinque o dieci anni: e anche se sarebbe facile, oltre che probabilmente eccessivo, reagire indignati di fronte a questo sacrilegio nei confronti della pizza “quella vera”, rimane il fatto che con ogni probabilità la vera artigianalità rimarrà al di là della portata delle macchine ancora per molto, molto tempo, e ancora di più ne dovrà passare prima che i due segmenti di mercato si possano davvero pestare i piedi a vicenda - o almeno, c’è da sperarlo...
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