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Alfio Ghezzi, chef della “Locanda Margon” della Famiglia Lunelli (Ferrari), si dà al pellegrinaggio alpino (e gastronomico): per 12 giorni traverserà la catena, usando solo i propri piedi e un parapendio lungo 800 chilometri di sentieri e valli

È cominciato oggi il “pellegrinaggio” naturalistico - ma anche gastronomico e sportivo - di Alfio Ghezzi, lo chef di “Locanda Margon”, ristorante stellato della Famiglia Lunelli, patron della griffe del Trentodoc Ferrari. Come riportato dall’agenzia Ansa Ghezzi, che è un grande appassionato di montagna e di tutte le attività che si praticano all’aria aperta, ha infatti programmato un viaggio che lo vedrà protagonista della traversata delle Alpi in solitaria e senza l’ausilio di motori, esclusivamente camminando e volando in parapendio.
Un totale di dodici giorni di cammino, volo, incontri, dialoghi e soste in malga,che partirà proprio da “Locanda Margon” per affrontare poi undici tappe, coprendo all’incirca 800 chilometri tra Italia, Svizzera e Francia. E saranno quattro gli incontri più significativi uniti dal tema la “Montagna che nutre”: si inizierà con la visita al Giardino botanico alpino delle Viote, sede territoriale del Muse al Monte Bondone, sopra Trento. Seguirà l’incontro con lo chef pluristellato Norbert Niederkofler a San Cassiano, poi pesca, volo e cucina in libertà con Valerio Panella, Giulio Dario Marchesi e Andrea Signoretto di “Atelier di Cucina”, e infine l’arrivo all’Università di Scienze Gastronomiche a Pollenzo e l’incontro con Silvio Barbero, co-fondatore di Slow Food e vicepresidente dell’Ateneo.
“Attraverso... senza lasciare tracce” è il titolo che Ghezzi ha scelto per questo progetto, definendolo “un inno alla fragile bellezza delle Alpi, all’essenza più intima della cucina montana, la Montagna che nutre: le tradizioni, i ritmi di vita, il coinvolgimento e la responsabilità di chi vive nelle terre alte, rispettandole e amandole, ma anche la grande fatica dello sforzo fisico, del pensiero, del rispetto e della meticolosa preparazione atletica. La poesia e filosofia, ma anche la tecnologia e l’organizzazione, l’arcaico e l’innovazione. Per questo viaggio è mio obiettivo liberarmi di tutto il superfluo”, ha concluso lo chef, “un viaggio leggero nel peso e nello spirito, un volo-bivacco alla ricerca delle origini, nel rispetto dei ritmi delle Alpi, senza cercare di imporre la propria presenza. Ma anche un viaggio per riscoprire come le cucine minori territoriali, ricche di ingredienti desueti o tecniche di conservazione dimenticate abbiano la funzione di alimentare e arricchire la grande cucina Italiana preservandola dall’impoverimento, liberando nuove idee e inedite interpretazioni”.

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