É iniziata con #zerosprechiFW, già tra i primi 5 “Trend Topic” su Twitter, la #ItalyFoodWeek promossa da Twitter Italia e dal Ministero delle Politiche Agricole.Giornata dedica alla lotta allo spreco, dunque, che coincide con la “Giornata Mondiale dell’Alimentazione” della Fao in cui, proprio oggi, il Ministro Maurizio Martina ed il dg dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura Josè Graziano da Silva, hanno firmato in memorandum per promuovere la conservazione dei “Sistemi di patrimonio agricolo di importanza mondiale” (Giahs).
Accordo che prevede strumenti di cooperazione per l’individuazione di nuovi potenziali siti nel territorio rurale europeo, lo sviluppo di strategie comuni per l’incorporazione degli stessi nelle politiche di sviluppo rurale, attività di ricerca e scambio di esperienze, strategie di pianificazione e gestione per aumentare il loro valore economico e ambientale, e l’organizzazione di conferenze, workshop e seminari a livello nazionale, regionale e globale.
“Firmare oggi, in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione, questo memorandum - ha commentato il Ministro Maurizio Martina - ha un significato molto importante. La sicurezza alimentare rappresenta una sfida decisiva per l’intero pianeta che non può essere vinta senza sviluppare politiche che sappiano sostenere ed innovare i modelli agricoli tradizionali. Sono i piccoli produttori a sfamare il mondo, quasi il 70% delle imprese agricole europee è a conduzione familiare. 9 su 10 in Italia. Bisogna mettere in condizioni queste aziende di poter portare avanti tradizioni e valori rurali, coniugandoli con un approccio innovativo. L’accordo firmato oggi è fondamentale anche per l’agricoltura italiana perché tutelare i paesaggi rurali vuol dire puntare su un’agricoltura sostenibile in grado di preservare la biodiversità e tutte quelle tipicità che raccontano il saper fare italiano, sinonimo di eccellenza nel mondo”.
Intanto, sulla lotta del fronte allo spreco di cibo, è fondamentale anche l’impegno della società civile che, in Italia, non sembra mancare. Anzi. Più di quattro italiani su dieci (44%) mangia gli alimenti oltre il limite di tempo indicato nelle confezioni e in particolare il 32% se scaduti da una settimana, l’8% da non più di un mese e il 4% anche di più. A dirlo un’indagine sui “Cambiamenti delle abitudini alimentari degli italiani” presentata dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e dal presidente di Ixe’ Roberto Weber all’apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, oggi e domani a Cernobbio.
“Nel 2016 il 33% degli italiani ha diminuito gli sprechi alimentari, mentre il 31% gli ha mantenuti costanti, il 25% gli ha addirittura annullati mentre solo il 7% dichiara di averli aumentati. Tra chi ha tagliato gli sprechi - dice l’indagine Coldiretti/Ixe’ - il 60% fa la spesa in modo più oculato, il 60% utilizzando gli avanzi nel pasto successivo, il 40% riducendo le quantità acquistate, il 48% guardando con più attenzione la data di scadenza e l’15% donando in beneficenza. Un andamento importante in una situazione in cui in media - sottolinea la Coldiretti - ogni italiano aveva buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno precedente. Gli sprechi costano all’Italia 12,5 miliardi che sono persi per il 54% al consumo, per il 21% nella ristorazione, per il 15% nella distribuzione commerciale, per l’8% nell’agricoltura e per il 2% nella trasformazione. Il contenimento degli sprechi è tra gli obiettivi della giornata mondiale dell’alimentazione della Fao secondo la quale nel mondo oltre 1/3 del cibo viene perso o sprecato”.
Un obiettivo che non deve però andare a scapito della tutela della salute ed è importante - sostiene la Coldiretti - la conoscenza delle informazioni fornite in etichetta con riguardo alla scadenza dei prodotti ed in particolare in merito al diverso significato tra “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro il”.
La dicitura “da consumarsi entro”, ricorda Coldiretti, è la data entro cui il prodotto deve essere consumato ed anche il termine oltre il quale un alimento non può più essere posto in commercio. Tale data di consumo - precisa la Coldiretti - non deve essere superata altrimenti ci si può esporre a rischi importanti per la salute. Si applica ai prodotti preconfezionati, rapidamente deperibili come il latte fresco (7 giorni) e le uova (28 giorni). È indicata dal giorno, il mese ed eventualmente l’anno e vale indicativamente per tutti i prodotti con una durabilità non superiore a 30 giorni.
Discorso diverso - continua l’organizzazione agricola - merita invece il Termine Minimo di Conservazione (Tmc) riportato con la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro” che indica la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà organolettiche e gustative, o nutrizionali specifiche in adeguate condizioni di conservazione, senza con questo comportare rischi per la salute in caso di superamento seppur limitato della stessa. Si sottolinea però che tanto più ci si allontana dalla data di superamento del Tmc, tanto più vengono a mancare i requisiti di qualità del prodotto, quale il sapore, odore, fragranza e così via.
“La durata viene stabilita autonomamente dagli stessi produttori - spiega la Coldiretti - in base ad una serie di fattori che vanno dal trattamento tecnologico alla qualità delle materie prime, dal tipo di lavorazione e di conservazione per finire con l’imballaggio. Per questo, non è difficile, durante un controllo commerciale, vedere due prodotti simili, ma di marchio differente con un termine minimo di conservazione diverso. È infatti compito di ogni singola azienda effettuare prove di laboratorio sui propri prodotti, per misurare la crescita microbica e valutare dopo quanti giorni i valori organolettici e nutrizionali cominciano a modificarsi in modo sostanziale”.
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