Con un peso di 18,9 kg alla settimana il carrello della spesa si è alleggerito al minimo storico da 10 anni, con un taglio netto nelle quantità di 2,5 kg accompagnato però da una crescente attenzione alle caratteristiche qualitative, alla sostenibilità ambientale e sociale e dalla curiosità per nuovi alimenti soprattutto con proprietà salutistiche. Emerge dall’analisi sulle scelte di acquisto degli italiani, presentata al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, da Coldiretti.
La svolta alimentare si riscontra nelle diete che sono seguite regolarmente da 16,9 milioni gli italiani e di questi ben 7,7 milioni dichiarano di farlo regolarmente con il risultato che gli i cittadini del Belpaese sono i più magri d'Europa, con il 10% dei cittadini obesi contro il 25% degli inglesi, in testa alla classifica davanti a lussemburghesi e ungheresi, secondo una analisi Coldiretti su dati Istat. Il nostro Paese - sottolinea la Coldiretti - vanta il minor numero di cittadini nell’Unione Europea sopra i 15 anni con problemi di obesità, appena uno su dieci, meglio anche degli svedesi (12% di cittadini obesi) che nell’immaginario comune rappresentano un po’ l’emblema della forma perfetta, alti e longilinei. Subito dietro gli scandinavi, si collocano austriaci, danesi e francesi. Viceversa, in fondo alla classifica - continua Coldiretti - ci sono i britannici con ben una persona su quattro che soffre di problemi di obesità, peggio di Lussemburgo (23%), Ungheria (20%) e della Grecia dell’austherity (20%).
Il cibo - sottolinea la Coldiretti - ha ormai un alto valore simbolico, perché incarna l’identità e promuove la distintività di un territorio; inoltre, nella sua scelta da parte dei consumatori entrano in gioco anche valori etici e sociali. In 37,1 milioni (di cui ben 15,2 milioni regolarmente), secondo un’analisi Coldiretti/Censis, acquistano prodotti dopo avere verificato che la loro produzione e distribuzione non abbia creato danni sociali, e 37 milioni (di cui 13,7 milioni regolarmente) controllano che i prodotti non siano legati a processi dannosi per l’ambiente. Il consumo di prodotti biologici è cresciuto ininterrottamente negli ultimi 10 anni, nonostante la crisi ed oggi sono ben 13 milioni gli italiani che portano in tavola cibo bio almeno una volta a settimana.
Anche l’italianità totale del prodotto, sin dalle materie prime, è oggetto di verifica crescente da parte dei consumatori: 45,6 milioni di italiani fanno tale verifica e di questi 21,4 milioni regolarmente secondo Coldiretti/Censis. Sono 36,3 milioni gli italiani maggiorenni che - precisa la Coldiretti - sarebbero disposti a pagare di più per un prodotto italiano rispetto ad uno di altra provenienza: 21,8 milioni pagherebbero fino al 10% di più, 9,5 milioni tra il 10% e il 20% in più, 4,9 milioni oltre il 20% in più. Il sostegno delle realtà produttive territoriali è un altro elemento che guida le scelte dei consumatori con 43,4 milioni di italiani che acquistano prodotti locali e a km 0 (18 milioni regolarmente e 25,4 milioni di tanto in tanto). Per il 40,7% degli italiani i prodotti a chilometro zero sono la garanzia di poter consumare cibi freschi e sicuri, per il 38,9% sono anche una soluzione per sostenere l’economia e lo sviluppo locale (lo pensa il 51,8% dei Millennials).
E’ sicuramente cresciuta l’attenzione degli italiani per l’impatto che gli alimenti esercitano sulla propria salute - prosegue la Coldiretti -, così come è evidente la diffusa consapevolezza che lo stile di vita, e in particolare lo stile alimentare a tavola, gioca un ruolo decisivo nell’insorgenza di talune patologie. Riguardo ai fattori che determinano la propria dieta, il 41,5% degli italiani indica i propri gusti, il 39,4% la ricerca della qualità e della genuinità, il 29,5% la voglia di alimenti che facciano bene alla salute e prevengano malattie e una quota inferiore del 28,4% indica i prezzi. Non sorprende quindi - continua la Coldiretti - anche la maturità degli italiani rispetto alla valutazione sull’impatto che specifici alimenti possono avere sulla propria salute: infatti, il 64,6% degli italiani è convinto che non esistano alimenti cattivi in assoluto, ma tutto dipende dalla quantità e dalla varietà di ciò che si mangia; è invece il 30,4% degli intervistati a credere che ci sono particolari tipi di alimenti che assolutamente non si devono mangiare. Siamo un popolo lontano dalle psicosi alimentari e meno permeabili a mode alimentari troppo spesso legate a semplificazioni, anche se non mancano significative tendenze in questo senso: dal 7,1% degli italiani che si dichiara vegetariano ai vegani la cui percentuale ha raggiunto l’1% nel 2015 per un totale dell’8% di persone che non mangia carne, dalla forte crescita dei consumi etnici fino ai boom dei supercibi, dallo zenzero alla curcuma, dalle bacche di goji ai fagioli azuchi che non sempre - conclude la Coldiretti - mantengono le promesse miracolistiche.
“L’attenzione dei consumatori per il valore qualitativo ed etico di quello che portano in tavola è sicuramente un fatto positivo ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo nel sottolineare che “il miglior modo per sostenere questa rinnovata centralità del cibo è consentire ai cittadini di fare scelte di acquisto consapevoli garantendo loro una piena trasparenza sulla reale origine di qualche che mettono nel carrello”.
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