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Per la sua edizione n.2, il simposio internazionale di cucina “di frontiera” “Food on the Edge” aggiunge alla sua lista di partecipanti il n.1 al mondo, con il panel “Cooking is a Call to Act” di Massimo Bottura

Creare una piattaforma internazionale per discutere del futuro del cibo, e soprattutto di come produrne a sufficienza per tutti in maniera responsabile e sostenibile; la necessità da parte degli chef di avere una vera e propria “visione culinaria strategica”, all’interno della quale la sostenibilità sociale ed ambientale sia in primo piano; la necessità di fare rete, per scambiarsi esperienze e lezioni ed “educarsi a vicenda”; un impegno formale a promuovere e a diffondere i piatti e i prodotti tipici dei loro territori e soprattutto la ricerca dell’innovazione non fine a sé stessa, ma volta a massimizzare l’etica applicata alla cucina, e a ogni livello della ristorazione, dallo street food al ristorante stellato e dal pub alla caffetteria. Ecco i punti cardine del manifesto di “Food on The Edge” (www.foodonthedge.ie), il simposio irlandese creato dallo chef irlandese JP MacMahon e che, per la sua edizione n.2, ha deciso di aggiungere un protagonista decisamente di peso alla sua corposa lista di partecipanti, tutti appartenenti al variegato mondo che spazia dalla cucina alla comunicazione dell’alimentazione.
E’ stato Massimo Bottura, lo chef n. 1 al mondo con la sua celeberrima (e tristellata) “Osteria Francescana”, ad aprire il secondo dei due giorni di lavori, con un intervento intitolato, assai eloquentemente “Cucinare è un richiamo all’azione”. Insieme a Bottura, ad avvicendarsi sul palco del simposio, per interventi non superiori a 15 minuti l’uno, sono stati tra gli altri Daniel Burns, proprietario del newyorkese “Luksus”, Shaun Hill dello stellato gallese “The Walnut Tree” e Tim Hollingsworth, padre del giovane (e già tristellato) “Otium” di Los Angeles; nel 2015 ha partecipato nomi del calibro di Albert Adria e Mark Moriarty.
Tutti accomunati dal desiderio di partecipare, con le loro esperienze e la loro arte, alla creazione di un futuro ben diverso dal presente per il rapporto tra uomo, natura e cibo, Bottura in primis, e ben da prima della sua definitiva incoronazione come miglior chef del mondo da parte della “The World’s 50 Best Restaurants”.

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