In una generazione, il consumo di olio d’oliva globale è volato, crescendo del 73% in 25 anni, per un consumo globale pari a 2,99 miliardi di chili dove dopo l’Italia - in cima al podio dei Paesi consumatori, con 581 milioni di chili - ci sono Spagna, a 490 milioni, e Stati Uniti, a 308 milioni di chili (e un aumento record del 250% in 25 anni). Emerge da uno studio firmato Coldiretti, e presentato durante le celebrazioni della “Giornata Mondiale dell’Olio d’Oliva” organizzata dal Consiglio Oleicolo Internazionale (www.internationaloliveoil.org).
Il documento è ricco di dati impressionanti, particolarmente per la crescita del consumo di olio d’oliva in nazioni nelle quali non fa parte della cultura alimentare autoctona: ad esempio, in Giappone l’incremento è stato del 1400% (a 60 milioni di chili nel 2015), in Uk del 763% (59 milioni) e in Germania del 465%, a 58 milioni di chili. E ancora, il Brasile, nel quale l’aumento è stato del 393% per un totale di 66,5 milioni di chili, la Russia (+320%, a 21 milioni) e la Francia, che con un incremento del 268% ha superato i 103 milioni di chili. Una rivoluzione dietaria che è stata spinta, sottolinea Coldiretti, innanzitutto dagli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva, che nel corso degli anni sono stati provati da numerosi studi scientifici, e coronati dall’iscrizione dell’olio di oliva nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco, avvenuta il 17 novembre 2010.
Questo “innamoramento globale” per l’olio d’oliva ha, comprensibilmente, avvantaggiato l’Italia in quanto Paese tradizionalmente forte produttore: nei soli primi otto mesi del 2016, le esportazioni sono cresciute dell’8%, con picchi del 18% in Cina e dell’11% negli States, dove è diretto quasi un terzo di tutto l’olio di oliva che varca le frontiere nazionali. E questo, conclude Coldiretti, nonostante il crollo della produzione nostrana, che si è praticamente dimezzata (-49%) a 243.000 tonnellate, con un deciso effetto sull’andamento delle quotazioni che rispetto all’inizio dell’anno sono cresciute del 54% alla borse merci di Bari, arrivando ai 5,90 euro al chilo.
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