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Agricoltori Italiani-Cia: l’Unione Europea deve indirizzare le risorse della Pac, dal 2020 in poi, verso agricoltura sostenibile e competitiva, con protagonisti gli agricoltori (14 milioni le aziende in Europea, con fatturato di 340 miliardi di euro)

Non Solo Vino
Agricoltura e Ue, il futuro della Pac

Il futuro dell’agricoltura globale sono maggiori produzioni, in quantità e qualità, e minore inquinamento: è il punto cardine emerso alla Conferenza Economica Cia - Agricoltori Italiani, di scena oggi a Bologna. Il 45% della superficie europea è agricola, sono attive 14 milioni di aziende che impegnano 30 milioni di persone: per questo è sull’agricoltura che l’Unione Europea deve puntare. E la Cia-Agricoltori Italiani sostiene proprio che è necessario indirizzare diversamente le risorse della Pac (Politiche Agricole Comuni), perché solo dal punto di vista della qualità, già adesso le produzioni agroalimentari tutelate da marchi comunitari sono ben 3.282 tra cibi, vini e distillati. Dal 2020 in poi, si deve favorire una crescita inclusiva che possa ridare fiducia ai cittadini europei. Ciò vuol dire investire nei territori, rafforzare la partecipazione dei cittadini mediante livelli di occupazione elevati e di qualità, combattere la povertà e sostenere lo sviluppo socio - economico delle aree rurali.
Anche in questo ambito, l’agricoltura europea è chiamata a svolgere un ruolo da protagonista, fornendo un importante contributo in termini di Pil e di posti di lavoro diretti e indiretti, grazie all’effetto moltiplicatore derivante dal suo indotto. Il fatturato complessivo del settore primario comunitario vale più di 340 miliardi di euro. Gli agricoltori devono poter continuare a svolgere la preziosa funzione di gestione delle terre (land management) e per questa attività occorre gli vengano dedicate misure incentivanti “ad hoc”, soprattutto in certe aree in cui l’agricoltura è rimasto l’unico freno allo spopolamento.

“La diffusa ruralità sul territorio europeo ingloba al suo interno le vicende dei popoli, dei costumi e della loro storia - ha detto il vice presidente Cia, Antonio Dosi - ed è qui che le produzioni agricole rappresentano ben più che una semplice risorsa agroalimentare. Un’attenzione speciale deve essere rivolta ai territori del Centro Italia che, in seguito agli eventi sismici, si sono spopolati e sono a rischio abbandono. Stesso approccio per i territori che in Europa hanno subito analoghe calamità. Nel processo di ricostruzione si deve ripartire dall’agricoltura in maniera innovativa, superando la sua dimensione multifunzionale verso una dimensione “multi - ideale”.

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