I numeri dell’olio d’oliva italiano nel 2016 (dati Ismea) hanno visto la produzione attestarsi a 315.000 tonnellate, l’esportazione a 354.000 tonnellate e l’importazione a 530.000 tonnellate. Un risultato che, sul 2015, vede la produzione scendere a -37,4%, l’esportazione salire a +112% e l’importazione a +168%.
L’olivicoltura è un settore strategico della nostra agricoltura sul quale, al “Sol&Agrifood” di Veronafiere, nei giorni scorsi insieme a Vinitaly, ha puntato i riflettori la Confagricoltura guidata Massimiliano Giansanti, che ha rivelato i tanti volti dell’eccellenza. All’insegna della varietà, viene in risalto l’Italia dei mille campanili, delle mille cultivar. Eppure il settore continua a soffrire, per le fitopatie che lo tartassano e che hanno creato danni enormi (si pensi alla mosca olearia ed al flagello della Xylella nel Salento), per il mancato ammodernamento degli impianti, che impedisce lo sviluppo della meccanizzazione e quindi l’abbattimento dei costi e l’aumento delle rese, e per la concorrenza selvaggia con il prodotto importato a prezzi stracciati.
“L’annata agraria 2016/2017, già di scarica - ha detto il presidente della Federazione nazionale olivicola di Confagricoltura Donato Rossi - ha visto i raccolti falcidiati per tutta una serie di concause”.
Le produzioni nazionali negli ultimi anni hanno visto una tendenza alla flessione, mentre sono cresciuti gli scambi, sia le importazioni che le esportazioni.
Sono state molte le Regioni che hanno subito flessioni di oltre il 60%, soprattutto nel Centro-Sud.
La Liguria è stata particolarmente provata dalla pessima annata. Umbria e Toscana invece hanno contenuto la flessione “solo” al 30%. Indubbiamente è stata una delle peggiori annate degli ultimi decenni, peggiore in termini di volumi addirittura a quella del 2014. Certo le quotazioni, a causa della scarsità delle produzioni, sono salite. I prezzi dell’extra sono risultati in aumento di oltre il 50% se confrontati con lo stesso periodo della precedente annata, mentre sono sostanzialmente in linea con i primi mesi del 2015.
“Ci auguriamo che i produttori possano mantenere le quotazioni mercantili al livello attuale anche nell’annata di carica perché il settore ha bisogno di tornare alla redditività - ha sottolineato Donato Rossi - bisogna anche procedere anche all’ammodernamento degli impianti, cogliendo le opportunità che possono aversi dal Piano olivicolo nazionale e dai Psr. Gli interventi nel Salento, poi, dove sono stati previsti i provvedimenti per la riconversione varietale a cultivar resistenti alla Xylella, dovranno essere l’occasione per rilanciare il comparto, anche in chiave produttiva, in un territorio fortemente vocato all’olivicoltura”.
Ma soprattutto, a parere della Federazione nazionale olivicola di Confagricoltura, c’è bisogno di un’operazione culturale che investa i consumatori per spiegare le qualità nutrizionali dell’Evo, il suo essere perno della dieta mediterranea e di uno stile di vita attento alla salute. Serve una conoscenza, una passione per il prodotto e la realizzazione delle carte degli oli nella ristorazione. E questa cultura va diffusa anche all’estero, facendo emergere la diversità e l’unicità dell’olivicoltura tricolore.
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