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L’uso dei voucher, in agricoltura, riguardava solo l’1,6 % del totale, secondo Coldiretti. Stabili da 5 anni, oltre 2 milioni di richieste davano lavoro a 50.000 studenti e pensionati: ora serve una valida alternativa semplice, agile e flessibile

L’impiego dei voucher in agricoltura è stato pari ad appena l’1,6% del totale, praticamente stabile da 5 anni perché è l’unico settore rimasto praticamente “incatenato” all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni: solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito. Lo afferma la Coldiretti sulla base dei dati dell’Osservatorio sul lavoro accessorio pubblicato dall’Inps secondo il quale nel 2016 sono stati venduti 134.065 milioni di buoni per il lavoro accessorio, con una crescita del 24% sul 2015. In agricoltura sono, invece, stati venduti solo 2.210.440 voucher nel 2016, addirittura in calo rispetto all’anno precedente e in cifra simile al 2012, per un totale di oltre 380.000 giornate di lavoro, che hanno aiutato ad avvicinare al mondo dell’agricoltura giovani studenti e a mantenere attivi molti anziani pensionati nelle campagne, senza gli abusi che si sono verificati in altri settori.
L’abrogazione dei voucher fa perdere opportunità di lavoro a 50.000 giovani studenti, pensionati e cassa integrati, impiegati nelle attività stagionali in campagna, dove con l’arrivo della primavera sono iniziati i lavori.
Diviene indispensabile costruire ex-novo uno strumento che possa rispondere alle stesse esigenze delle imprese e dei lavoratori; uno strumento - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - che, al pari del voucher, semplifichi la burocrazia per l’impresa, sia agile e flessibile, risponda soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e generi opportunità di integrazione al reddito per giovani studenti, pensionati e cassa integrati in un quadro compiuto di garanzie soprattutto assicurative. Occorre individuare una valida alternativa perché con questa abrogazione il sistema agricolo è stato doppiamente penalizzato in quanto, se da una parte non si riscontravano nel settore indizi di abnorme e fraudolento utilizzo da dover correggere, dall’altra certamente l’intero percorso di emersione intrapreso dal 2008 ad oggi rischia, in assenza di interventi adeguati, di andare perduto”.

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